I dettagli spesso fanno la differenza. È dalla loro sommatoria che ne emerge un’identità. È dalla loro unione che se ne può capire la sostanza. Non stiamo parlando di semplici equazioni, bensì di cosa ognuno di noi riesce a lasciare agli altri. Questa cosa non si limita alle impressioni. È qualcosa che va più in profondità. Frequenze. Sensazioni. Emozioni. Perché forse è proprio questo che accade quando si entra in relazione con gli altri, si accendono i sensori dell’anima. Si cercano risposte. Il senso delle cose.
Se di fronte ti ritrovi il protagonista, o comunque uno dei protagonisti, di un racconto imprenditoriale che quest’anno celebra i suoi 100 anni, possono aprirsi due scenari. Il primo è quello di essere travolti da un’autocelebrazione fine a se stessa. Il secondo invece, essere trasportati dentro una storia, fatta di persone, valori e visione. La differenza? Dettagli. Una somma di piccole cose, che assolutamente fanno la differenza.
Bene, se l’incontro con Alessandro Calligaris è andato nella seconda direzione, il merito è suo. Perché non c’è stato un copione recitato e nemmeno un ruolo da interpretare. Lui si è presentato a me come persona. Come una persona che decisamente ha una bella storia da raccontare.
Da pochi minuti sono passate le 15:00. Mancano cinque giorni al Natale e lui, dopo avermi stretto la mano ed essersi compiaciuto per la mia presenza lì, mi consegna un regalo. All’interno un libro. In alto il suo nome, più in basso a caratteri più grandi un titolo Le sedie hanno un cuore. La cultura del “fare”. Non è una semplice strenna natalizia. È un dono pensato e voluto. Un qualcosa di valore che prima o poi doveva giungere, come portatore sano di storie positive, tra le mie mani. Quel momento era giunto, ma non solo. Quella era l’occasione per conoscere uno degli artefici di quella storia.
Iniziamo a conversare. Lui in maniera pacata e poco altisonante, comincia a fornirmi alcuni dettagli. Frammenti di ricordi. Aneddoti vissuti. Il tutto con una successione temporale fatta di punti di svolta, intuizioni, decisioni prese, azioni intraprese. Fa tutto ciò con gentilezza. Perché mentre parla ascolta. S’interrompe per tornare a delle domande poste. Dà valore a chi è lì presente con lui. L’esserci e il vedere l’altrui. Capisco che il suo modo di fare è intrinseco in lui. Fa parte del suo modo di essere. È il patrimonio che si porta in eredità da una cultura che gli è stata trasferita. Da dei chiari valori che gli sono stati trasmessi. Non è un caso che la parola rispetto, è il filo conduttore in questo nostro dialogo. La cita all’inizio parlando del nonno che ha fondato l’azienda. Emerge alla fine quando parla del futuro dell’impresa stessa. Ritorna costantemente all’interno del suo racconto quando racconta alcuni dei risultati raggiunti.
Ascoltare Alessandro Calligaris è un po’ come sfogliare un album dei ricordi, in cui però le tonalità di ogni immagine sono il gradiente per interpretare correttamente l’evoluzione di un’impresa e la crescita, non solo quantitativa, ma qualitativa delle persone che hanno permesso tale percorso. La sedia non è stato solo un prodotto da vendere, ma la modalità attraverso la quale un gruppo di persone coese hanno espresso il meglio di sé. Questo lo si coglie anche dal alcuni dei passaggi del suo racconto. I suoi esordi. Quando ancora adolescente s’immerge in un gruppo di lavoro che ha voglia di fare. Una squadra spinta dal desiderio di realizzare un prodotto migliore, più velocemente, con quella smania di trovare sempre nuove soluzioni. Lo si capisce quando capacità imprenditoriali e sguardo rivolto al futuro permettono all’azienda di crescere. Un primo catalogo con prodotti “Calligaris” da proporre. La genesi di un brand e la capacità di preservarlo e dargli un’identità forte legata alla fiducia. La capacità di sviluppare una rete distributiva e commerciale vicina al cliente. Vicina fisicamente parlando di avamposti sparsi in varie aree del mondo. Vicina nel capirne le richieste e soddisfarne le esigenze. La sfida di trasformare in maniera coerente un’azienda monoprodotto e monomateriale (inizialmente solo sedie e solo in legno) in un’azienda che oggi ha una proposta di arredamento con materiali differenti.
Ecco una somma di piccole cose. Quando la visione d’impresa diventa un tutt’uno con la capacità di generare un valore che non è puramente economico, ma l’impatto positivo che si ha su un piccolo territorio come può essere questo che ha come quartier generale Manzano (o Manzan come si direbbe in friulano). Perché è sempre un processo di osmosi. Dare e avere. In cui cultura e valori diventano le uniche coordinate identitarie che hanno portato fino qui questa azienda e la guideranno nel suo prossimo futuro. Già futuro. È su di esso che ci lasciamo con Alessandro Calligaris.
<<Cosa si augura per questa azienda?>>
<<Il desiderio è che mantenga la sua anima e quindi che continui a crescere mantenendo la propria identità… un’identità che ha nel rispetto la sua riconoscibilità… rispetto delle regole, dei ruoli e degli accordi presi, delle persone… così come mi ha insegnato mio nonno… così come spero di essere riuscito a fare con tutte le persone che hanno permesso che questa storia diventasse realtà>>.
Arrivederci Ing. Calligaris.
Arrivederci Alessandro.
#ToBeContinued
Andrea Bettini