A Day in Ducati

Idealizzare qualcuno, qualcosa, un’impresa o un brand è sempre rischioso, ma non è per niente questo il caso. È un tema di coerenza e se prima di andare via da un luogo che hai da tempo desiderato visitare, ne esci con il sorriso sulle labbra e quella voglia che un pezzettino di quella sua storia, vorresti portartela a casa, vuol dire non solo che hai soddisfatto le tue aspettative, ma che è accaduto qualcos’altro. Magia? Forse. Emozioni? Sicuramente. Tante. Buone. Uniche. Fermiamoci qui. Non c’è bisogno di amplificare una straordinaria esperienza vissuta. Less is more, recitava l’architetto tedesco Ludwing Mies van der Rohe. Proviamoci. Proviamo a togliere da questa giornata gli aggettivi. Eliminiamo filtri migliorativi. Lasciamo far scorrere solo il pensiero, cercando di riavvolgere i frame dei ricordi, consapevoli che ciò che si è provato sicuramente è decodificato dal proprio sguardo, dalle proprie routine cognitive, ma che allo stesso tempo è il risultato di ciò che gli altri ti hanno fatto provare.

Ducati 916

In primo piano la Ducati 916 firmata Massimo Tamburini, considerata un’opera d’arte contemporanea ed esposta anche al MOMA di New York

Ed è così che una visita alla Ducati va vissuta. Passeggiando per il museo, mentre la storia di un brand assume forme diverse in un binomio di ricerca di design e soluzioni ingegneristiche. Ascoltando le parole di un CEO come Claudio Domenicali che ha il piacere di dedicarti del tempo per parlare dell’essenza dello spirito di squadra. Vivendo la mensa aziendale e cogliendo che tutti sono lì, perché la convivialità non ha ruoli e la dimensione umana ancora meno. Entrare in produzione e ascoltare i rumori delle prime accensioni, così come si ascolterebbe il primo pianto di un nascituro. Lasciare Borgo Panigale, con il desiderio di tornarci. Sì perché è successo. È successo pure a me. Di entrare come appassionato ed uscirne come ducatista. Perché è tutta lì la differenza. Questo battesimo ha un nome. È una cosa che può accadere con poche aziende. I titolati del marketing li chiamano lovebrands, ma anche questo termine non è esaustivo. Essere ducatista ha una valenza maggiore. Ci sarà un motivo perché sia chi ha una Ducati sia chi lavora in Ducati si chiama ducatista. Non si può nemmeno parlare di consumatori finali. Qui non si consuma. Piuttosto si diventa ambasciatori di una storia. Di valori condivisi. Di un modo di essere. Forse anche di un modo di interpretare la vita. I motori certo che centrano, ma non sono tutto. Piuttosto sono il volano di un’esperienza condivisa. Collettiva. Ci si riconosce. Nel brand. Nella comunità. Qui non si tratta di quale moto scegliere. Si è già fatta una scelta. Essere un ducatista. È un tema molto più profondo. Di identità, di senso di appartenenza. Ha qualcosa legato alla fede? Certo. Perché il credere significa fidarsi. Cosa rimane da dire? Decisamente molto, ma non è il caso. Alcune storie vanno raccontate. Altre semplicemente vissute. Tutto qui. Perché è giusto che ognuno possa portarsi a casa una propria esperienza, perché di questo stiamo parlando.

Per chi si occupa di narrazione d’impresa come me è stato un po’ come andare in pellegrinaggio. Alle radici di quello che in molti cercano di fare, ma in pochi ci riescono. Non è sufficiente dire “facciamo un po’ di storytelling”. Deve esserci prima la storia. Le emozioni da trasferire. Quelle naturali. Frutto di una mappatura genetica chiara, spontanea e coerente. Solo così poi il racconto può ispirare, diventare coinvolgente e di forte immedesimazione. Lasciando spazio all’immaginazione.
Non so se ho colto l’essenza di essere un ducatista. Quello di cui sono certo è che ho trascorso una giornata da ricordare. Da raccontare. Forse anche per questo sono qui a parlarne. Senza dare ulteriori dettagli, perché è giusto che ognuno viva la sua giornata in Ducati.

E pensare che io sono un Vespista, ma questa è un’altra storia. Altrettanto potente. Per niente in competizione, ma piuttosto partiture differenti di un processo armonico che va sotto il nome di made in Italy. Di questo dovremo esserne orgogliosi e portatori sani in tutto il mondo.

Viva Ducati!

#ToBeContinued
Andrea Bettini