Un viaggio da compiere insieme

 

“Tra duecento metri svoltare a destra”.

Non è Andrea a parlare. È il suo navigatore, che fa da intercalare al nostro dialogo al telefono. Non disturba. Per Andrea sono informazioni di rilievo per il suo spostamento di oggi da Bologna a Parma. Per me è quasi un sentirmi in viaggio con lui durante questa nostra chiacchierata al telefono.

A dire il vero di informazioni Andrea Montuschi, questo è il suo cognome, oggi ne sta dando anche a me e forse sono anch’esse indicazioni di dove sta andando. Non tanto da un punto di vista geografico, ma di coordinate professionali e di vita. Coordinate congiunte, sovrapponibili. Perché mentre mi racconta del suo lavoro, consapevolmente o meno, mi racconta di una sua visione dell’esistenza.

“Sai recentemente sono stato al Rome Videogame Lab. Ero in compagnia di Elia, il nostro game designer. Classe ’95, ragazzo preparatissimo, molto creativo ed è stata un’occasione per parlare molto e sai la cosa che mi ha particolarmente stupito? Con le capacità che ha, potrebbe scegliere di andare ovunque, ma il motivo per il quale non lo fa è che lui non ama sentirsi un lavoratore, ma gli piace di più sentirsi un artigiano/artista, cioè qualcuno che fa un lavoro creativo e che non viene usato per generare solo denaro, e all’interno della nostra realtà sente la possibilità di esprimersi per ciò che è”. In queste parole di Andrea c’è un po’ tutto il manifesto con il quale lui ha dato una svolta in primis alla sua vita ed ora in questo percorso si stanno aggiungendo sempre più ragazzi che ne condividono il pensiero.

La storia di Andrea Montuschi, è la storia di una di quelle persone che capisce ad un certo punto della sua vita non solo che è il momento di fare qualcos’altro, ma pure del come farlo e soprattutto del perché farlo. Perito informatico per un’azienda di pelletteria per diversi anni in cui si occupava di dati di vendita, reportistica e raccolta di informazioni dei diversi punti vendita, un giorno si innamora delle storie. Forse l’assegnazione di realizzare una sorta di cortometraggio del primo giorno di lavoro proprio in quell’azienda quasi per gioco, diventa l’attivatore di una scelta legata ad una passione sempre avuta legata alla narrazione. Da lì il passo è quasi immediato e naturale. Molla tutto. Va a fare la Scuola Holden e dopo due anni fa di quella passione il suo lavoro. Fonda un’agenzia che si chiama Indici Opponibili e da lì inizia sì un nuovo capitolo della sua vita. Se questa è la genesi, già di per sé interessante, è il seguito che definisce i binari sui quali il racconto professionale e personale diventa del tutto sovrapponibile.

Il 2015 l’agenzia diventa una cooperativa. Questo non è un semplice passaggio burocratico di definizione organizzativa, ma piuttosto un primo atto consapevole di come s’interpreta il mondo del lavoro. “Una cooperativa lavora per il benessere dei soci e penso che noi questo lo sappiamo fare bene” mi dice Andrea. Ma questa scelta viene anche sostenuta da tutta una serie di azioni mirate a far esprimere al massimo il potenziale e le capacità dei soci e di tutti i collaboratori. Orari flessibili e impegno totale non sono un ossimoro, ma la modalità attraverso la quale si coltiva ed alimenta un lavoro che ha nella creatività una sua forte componente di valore. Su questo Andrea mi dice: “Da noi si lavora tanto, non in termini di ore che sono 32 a settimana, ma in qualità del tempo in cui ci si può esprimere per ciò che si sa fare ed alimentare un qualcosa che non si può etichettare come semplice mansione, ma come una vera e propria passione della quale si è orgogliosi di esserne detentori e di poterla soprattutto condividere” e mi aggiunge: “Qui non c’è un cartellino da dover timbrare e questa cosa mantiene vivi i nostri ragazzi, perché nell’arco delle loro giornate hanno un sacco di tempo per fare altre cose per fortuna… perché questo è un lavoro che vive di stimoli”.

In tutto quello che mi racconta Andrea non manca la visione d’impresa, quella nella quale un’azienda deve essere finanziariamente sana in cui c’è un rapporto in attivo tra costi e ricavi. Semmai è più un approccio alla marginalità di ciò che si va a fare, che non diventa l’ossessione, la stella polare dalla quale farsi guidare, ma una variabile che in parte si può sacrificare se questa va nella direzione di far stare bene le persone e pianificare un armonico processo evolutivo dell’impresa.

Proprio sull’evoluzione di Indici Opponibili c’è un altro elemento interessante per comprendere l’approccio adottato da Andrea Montuschi in questo suo nuovo percorso di vita e d’impresa. Potremo definirlo passaggio generazionale o forse ancor meglio umiltà, capacità di ascolto e visione del mercato. “Sai ad un certo punto le persone che avevano fondato questa impresa tra cui io, tutte nate a cavallo degli anni ’80 o poco prima hanno capito che era tempo di lasciare spazio a delle persone che erano nate tra il ’90 e il 2000 o anche dopo, quindi ragazzi molto giovani per tutta la parte del fare: la creatività… perché c’è una spinta dal basso, una capacità, una conoscenza delle materie che trattano che va solo incanalata, perché non c’è esperienza di lavoro, quindi vanno guidati, ma vanno anche lasciati liberi di scatenarsi” mi racconta Andrea.

Più lo ascolto, più nella mia testa mi scorrono alcuni passaggi del libro di Cristiano Boscato, che ho letto da poco. Proprio tra le pagine di “In una notte d’estate ho visto il futuro”, ritrovo tanti dei concetti che Andrea mi sta condividendo. Il talento, la cultura, le nuove tecnologie, il senso del lavoro oggi per i ragazzi, in una visione olistica del fare impresa, vista come un organismo vivente alla continua ricerca di un suo equilibrio dinamico.

Oggi Indici Opponibili è una realtà composta da una quindicina di persone tra soci e dipendenti, considerata un’eccellenza nell’ambito dell’utilizzo della motion graphics e nella realizzazione di prodotti interattivi quali i videogiochi caratterizzati da una sapiente struttura narrativa. I recenti lavori come quello per le Nazioni Unite per raccontare ai minori i diritti che hanno sull’ambiente o il tour virtuale informativo realizzato per il Museo Egizio di Torino, sono solo due esempi di cosa sono in grado di realizzare questi ragazzi. Ma è sulla capacità che hanno di mantenere viva l’attenzione dell’utente a prescindere dal device utilizzato e soprattutto non di imporre una propria identità stilistica, ma di “costruire la propria identità sull’identità dei clienti”, il valore aggiunto di eterogeneità di lavori che permette di sperimentare e rinnovarsi costantemente. “Se io appiattissi tutto su un’idea molto forte di branding dopo un po’ i ragazzi si stancherebbero perché la creatività è lavorare anche per gli altri, saperli leggere in modo empatico”, mi commenta Andrea.

“Tra trecento metri sei giunto a destinazione”.

È sempre il navigatore. Perché la vera destinazione di Andrea è ancora molto lontana. Indici Opponibili è una realtà in continua evoluzione. L’internazionalizzazione potrebbe essere una prossima tappa. Sicuramente non l’ultima.

Grazie Andrea per questo viaggio fatto insieme.

 

#ToBeContinued

Andrea Bettini