Ludovica Rubbini – L’ospitalità come atto di verità

Ludovica Rubbini, General Manager dell’Azienda Agricola SanBrite

 

C’è una parola che Ludovica Rubbini ama usare quando parla del suo lavoro: verità. Non è un concetto da manuale di marketing, né uno slogan costruito a tavolino. È una tensione continua, una promessa che ogni giorno si rinnova al SanBrite, ristorante stellato e cuore pulsante di un progetto che abbraccia una malga, un caseificio, un agriturismo e, soprattutto, una visione. Quella di una “agricucina” capace di rigenerare il territorio e le persone che lo abitano.

Ludovica è il motore silenzioso e potente dietro tutto questo. Donna di idee, concretezza e sensibilità, è arrivata a Cortina da Bologna ventenne, per amore di Riccardo Gaspari, chef visionario ed ex atleta che a sua volta aveva trasformato il sogno della velocità sulla neve in una nuova, altrettanto coraggiosa discesa: quella dentro la cucina e la terra.

Quando Ludovica ha iniziato a lavorare nei locali di famiglia di Riccardo, non aveva in mente un piano preciso. Ma ha avuto una visione. Dove altri vedevano normalità – le capre, la stalla, il burro fatto in casa – lei ha intravisto un potenziale straordinario. Ha intuito che quel patrimonio agricolo e umano poteva diventare molto di più: un racconto autentico da condividere, un’esperienza da vivere e da far vivere.

Nel tempo, ha saputo coniugare intuizione e rigore, occupandosi non solo della gestione strategica, ma anche della comunicazione del progetto. Ogni messaggio, ogni immagine, ogni parola condivisa attraverso i canali del SanBrite porta la sua firma. “L’immagine non basta”, racconta, “se non ha un’identità che la sostiene”. È qui che torna il suo concetto di ospitalità come atto di verità: raccontare solo ciò che si è, senza fronzoli, senza scorciatoie.

Oggi, il SanBrite non è solo un ristorante. È un ecosistema. Un luogo in cui si intrecciano storie, mestieri e scelte di vita. Una destinazione per viaggiatori consapevoli e giovani professionisti: trenta persone, nessuna originaria di Cortina, hanno scelto di trasferirsi lì per lavorare in questo sogno condiviso. Perché, al di là delle stelle, c’è una luce più profonda che guida tutto: il senso di appartenenza.

Insieme a Riccardo, Ludovica ha dato forma al manifesto della cucina rigenerativa, un approccio che non si limita alla sostenibilità, ma che si pone l’obiettivo più ambizioso di restituire al territorio più di quanto si prende. È un gesto di responsabilità quotidiana: coltivare il suolo, allevare con rispetto, scegliere materie prime locali, ridurre gli sprechi, investire nel benessere delle persone. Una cucina che rigenera anche chi la vive, dentro e fuori dalla cucina.

Il legame con la natura – quella vera, fatta di stagioni e silenzi, di pascoli e nebbie – è una presenza costante nella sua vita. Fin da bambina, ogni volta che da Bologna arrivava tra le Dolomiti, sentiva di poter respirare più profondamente. “La montagna mi ha insegnato il rispetto dei tempi, dei ritmi, dei cicli. È lei che mi ha resa la persona che sono oggi”.

Ma dietro questo successo ci sono anche le fatiche, le paure, i conflitti familiari affrontati nel passaggio generazionale. Ludovica lo racconta senza filtri, con quella sincerità che la contraddistingue. “Abbiamo avuto momenti difficili, perché non è facile portare cambiamento in una realtà già avviata, soprattutto quando si è giovani e si ha un’energia che può spaventare”.  Oggi, però, quella sfida è diventata una forza. E il legame con i suoceri, con la terra, con la comunità si è trasformato in un patto generazionale che guarda al futuro.

Un futuro che potrebbe coinvolgere anche le sue due figlie. “Spero di essere capace di lasciarle libere, di fidarmi del loro sguardo. Se un giorno vorranno continuare quello che abbiamo costruito, dovremo essere pronti a cedere il testimone senza diventare un ostacolo”. È un pensiero che torna spesso nei suoi racconti, e che fa emergere un’altra forma di rigenerazione: quella dei legami, delle storie che si tramandano senza paura.

Perché, alla fine, è sempre una questione di verità. Di coerenza tra ciò che si racconta e ciò che si vive. Di sostanza, anche quando la forma è elegante. E in questo, Ludovica Rubbini ha fatto della sua vita un esempio limpido di imprenditoria gentile, concreta e generativa. Una storia che non ha bisogno di effetti speciali per brillare. Basta ascoltarla, con il rispetto che si deve alle cose vere.

 

Ph. Credits: Chantal Arnts

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Andrea Bettini