Graziella Bragaglio – L’impresa come atto d’amore

Graziella Bragaglio, Imprenditrice, Amministratore Delegato Poliambulatorio Oberdan e Presidente Pallacanestro Brescia
Graziella Bragaglio, Imprenditrice, Amministratore Delegato Poliambulatorio Oberdan e Presidente Pallacanestro Brescia

 

Quando l’anno scorso stavo per uscire per FrancoAngeli con il libro Impresa!, scritto a quattro mani con Andrea Vidotti per raccontare il legame profondo tra sport e imprenditoria, non abbiamo avuto dubbi su chi invitare a scrivere la prefazione. Volevamo qualcuno che quel parallelismo non solo lo conoscesse, ma lo vivesse ogni giorno sulla propria pelle. Così abbiamo pensato a Graziella Bragaglio, una donna capace di tenere insieme due mondi apparentemente lontani — l’impresa e lo sport — con la stessa passione, la stessa visione, la stessa determinazione.

Nelle prime righe della sua prefazione scriveva che “Impresa è una parola che trasmette audacia, determinazione, competenza, sacrificio e, soprattutto, coraggio”. Parole che la rappresentano perfettamente. Perché la sua storia è, prima di tutto, una continua sfida a superare i propri limiti e a costruire valore attraverso le persone.

Originaria di Nave, in provincia di Brescia, Graziella cresce in una famiglia dove il lavoro è sinonimo di dedizione e artigianalità. Suo padre, falegname, le trasmette l’amore per il costruire con le mani e con la testa, per quel dettaglio che fa la differenza tra un mestiere e un’arte. «Sono la figlia di Geppetto», ama dire. Un fornitore del padre, che la ricordava ragazza tra la segatura a riempire sacchi, le ha scritto anni dopo: “già allora avevo capito che saresti diventata grande”. Proprio dal padre eredita la precisione e la concretezza, ma anche il gusto per le cose ben fatte, il desiderio di creare qualcosa che resti.

Eppure, la sua strada non è quella che il genitore avrebbe immaginato per lei. Mentre lui sognava una figlia impegnata a portare avanti l’attività di famiglia, Graziella sceglie un’altra via, seguendo l’istinto e la curiosità. Si laurea in Tecniche di Radiologia Medica all’Università degli Studi di Brescia e inizia a lavorare negli ospedali, prima come tecnico, poi come coordinatrice e docente. Quel mondo la affascina: osservare da vicino il corpo umano, leggerne i segni invisibili, interpretarne i messaggi è, per lei, un modo di toccare la vita nella sua verità più profonda.

Nel 2001 diventa Amministratore Delegato di X-Ray Service e qualche anno più tardi, insieme al marito Matteo Bonetti, medico neuroradiologo, fonda il Poliambulatorio Oberdan, oggi un centro di eccellenza nel panorama sanitario italiano ed europeo, punto di riferimento per l’ozonoterapia sotto guida TAC. Decine di professionisti, diverse specializzazioni, ma soprattutto un’idea precisa di sanità: quella in cui la persona viene prima del paziente e il valore umano, precede ogni procedura. «Mi piace che chi entra da noi non si senta un numero, ma parte di un percorso», racconta.

Gestire una struttura sanitaria, soprattutto dopo la pandemia, significa misurarsi con nuove sensibilità e nuove paure. Eppure, per Graziella, è proprio in questo bilanciamento tra rigore ed empatia che si misura la vera imprenditorialità. Ha un modo tutto suo per reggere la complessità: «la mia vita è fatta di cassetti e cassettini». Isola ciò che disturba, ci torna quando è il momento giusto e intanto, guida con mente fredda e cuore caldo.

Nel raccontare la sua esperienza, usa spesso una metafora: quella della cucina. «Fare impresa è come cucinare — dice — Ogni ingrediente è essenziale per creare un sapore unico e armonioso». Passione e follia ragionata sono il sale. La creatività è la chiave per trovare soluzioni. L’attenzione ai dettagli è il cuore. E lo spirito di squadra è l’ingrediente che tiene tutto insieme.

Accanto alla cura quotidiana, c’è una sfida che bussa: replicare il modello in altre città senza snaturarlo, facendo leva sulle sinergie e sulla formazione dei medici nei percorsi di ozono-terapia e interventistica sotto guida TAC. Perché un’impresa che funziona — nel senso più umano del termine — ha bisogno di connessioni, di nuove energie, di altri sguardi.

Accanto a tutto questo, c’è l’altra parte della sua vita, quella che a un certo punto è entrata in scena quasi per caso — e che oggi ne è diventata la metafora più potente: il basket.

Quando sposa Matteo, scopre che oltre a un marito ha “sposato” anche una palla a spicchi. Lui, cremonese, ex giocatore e allenatore, non riesce a stare lontano dal campo. E così, passo dopo passo, quella che sembrava una passione privata si trasforma in una nuova impresa collettiva. Nel 2009 nasce la Basket Brescia Leonessa e con essa, una sfida che cambierà la storia sportiva della città.

Guidata da Graziella come presidente, la squadra parte dalla Serie B, risale la china anno dopo anno, fino alla promozione in Serie A nel 2016 e alla conquista dell’Europa. Un percorso costruito con ostinazione, sacrificio e visione. In un ambiente prevalentemente maschile, lei si fa spazio con naturale autorevolezza, portando dentro la logica dello sport la stessa cultura del lavoro che l’ha formata nella sanità: quella fatta di disciplina, ascolto e umanità.

«Ho imparato a fare passi indietro, non solo avanti», dice. «Perché una squadra si guida anche lasciando agli altri il tempo di crescere». E in quella frase c’è tutta la sua filosofia di leadership: il coraggio di lasciare andare, la consapevolezza che costruire non significa possedere, ma permettere a ciò che hai creato di proseguire la sua strada.

Nel 2020, infatti, decide di aprire un nuovo capitolo e di affidare la quota principale della società all’imprenditore bresciano Mauro Ferrari, garantendo così alla squadra la possibilità di crescere ulteriormente. È un atto di lucidità e amore insieme: per la città, per la tifoseria, per un progetto che non poteva restare confinato in un nome o in una famiglia.

Oggi continua a rappresentare con orgoglio la Pallacanestro Brescia, simbolo di una comunità che ha imparato a riconoscersi in un sogno condiviso. Ogni vittoria, ogni abbraccio in campo, ogni applauso sugli spalti è il segno tangibile di ciò che lei chiama “impresa emotiva”: quella che nasce dal cuore e arriva alle persone.

Crede nella responsabilità delle scelte, anche quando fanno male: «la vita ci pone davanti a bivi che non delego ad altri». È da lì che passa la differenza tra guidare e subire.

Anche come madre ha imparato a fare un passo indietro quando serve: «ogni figlio mi ha insegnato qualcosa di diverso. Pensavo di riconoscermi in uno, poi ho capito che assomiglia al padre. Ho cambiato io e lui è cambiato con me». È la stessa regola che applica in azienda e in campo: ascoltare, capire, lasciare spazio.

In fondo, tutta la vita di Graziella Bragaglio si muove dentro questo equilibrio: tra forza e delicatezza, tra decisione e accoglienza, tra costruire e lasciare andare. Che si tratti di una clinica o di una squadra, di un paziente o di un atleta, per lei l’impresa resta una sola: creare valore umano.

Tutto ciò con il sorriso, anche quando il cammino diventa difficile. Perché, come scrive nella sua prefazione, «è importante voler bene a ciò che si fa, poiché il mondo imprenditoriale è privo di emozioni solo per chi non lo vive con passione».

Ed è forse proprio in questa frase che si racchiude la sua vittoria più grande: quella di aver trasformato ogni scelta in un atto d’amore.

#ToBeContinued
Andrea Bettini