
Paola Bernardotto, founder di Ettomio
Quando Paola Bernardotto racconta la sua storia, le parole non inseguono un copione. Affiorano come un filo continuo, tessuto tra coraggio, inquietudine e desiderio di libertà. È così che inizia questo racconto: non da un business plan, ma da un letto.
Un letto basso, in legno, pensato per un bambino. Non uno qualunque, ma il suo. E non un mobile da catalogo, ma una risposta concreta a un bisogno vissuto sulla pelle: restituire alla notte una dimensione di serenità, dove poter crescere insieme, genitori e figli. Così è nato ettomio. Ma la sua storia comincia molto prima.
Per anni, Paola si muove nel mondo digitale: pubblicità, account management, strategie online. Prima a Milano, poi a Londra. Una carriera in ascesa, con una naturale propensione a cambiare pelle ogni volta che sente di aver esaurito un ciclo. Si forma, si mette in gioco, sale in bici la mattina per andare a lavorare attraversando la città – e anche lì, capisce che non si tratta solo di arrivare, ma di percorrere il tragitto giusto.
Rientra in Italia con in tasca nuove competenze e una visione più ampia. Collabora con agenzie creative e progetti digitali, tra cui la nascente Young Digitals, contribuendo in prima persona alla sua crescita. Poi, la svolta.
Nel 2015 nasce Giuliano, il suo primo figlio. E tutto cambia. Non solo le giornate, ma le priorità. Le routine, le energie. E quelle notti insonni, fatte di stanchezza e sensi di colpa, la spingono a cercare una soluzione per far dormire meglio il bambino. È qui che entra in scena il metodo Montessori. Letti bassi, accessibili, pensati per l’autonomia e la consapevolezza del bambino. Ma quel che trova in commercio non la convince. Allora si affida a un artigiano del vicentino e disegna un letto su misura, semplice ma funzionale, con la forma di una casetta, pensato per il suo spazio, per suo figlio, per la loro vita.
Il risultato? “È stato magico”, racconta. Giuliano inizia a dormire nella sua stanza e la famiglia ritrova un nuovo equilibrio. L’oggetto funziona, risponde a un bisogno reale e lo fa in modo bello, sicuro, durevole.
E così nasce l’idea. Non per caso, ma per necessità. Per intuizione. E per amore. Con l’arrivo del secondo figlio, Marcello, e il tempo della maternità a disposizione, Paola mette a terra quel progetto che le frullava in testa. Lo fa da sola, aprendo una partita IVA, un sito amatoriale e una strategia social costruita con metodo ed empatia. Il primo ordine arriva da Milano, da una cliente che diventerà quasi un’amica. Poi altri, e altri ancora.
Inizia così l’avventura di ettomio: un e-commerce che non vende solo letti, ma propone una visione. Un modello di genitorialità dolce, di educazione montessoriana, di design sostenibile. I letti crescono con i bambini, si trasformano, si adattano, si tramandano. Ogni pezzo nasce in sinergia con artigiani locali, in legno certificato, lavorato con cura. E accanto al letto, arrivano anche complementi d’arredo: torrette montessoriane, tessili, accessori pensati per accompagnare la quotidianità familiare.
Il team resta snello: Paola, una collaboratrice (Veronica, entrata con il pancione e oggi figura chiave dell’azienda), e una rete di artigiani e designer con cui costruisce ogni singolo pezzo. Il fatturato raggiunge i 400-450mila euro annui, ma poi si assesta. Arrivano le copie, anche da realtà più strutturate. La sfida cambia.
Oggi Paola guarda avanti. Sta lavorando per creare nuove sinergie con aziende produttive più grandi, aprire corner selezionati nei negozi fisici, ampliare l’estero – Germania in primis, dove la sensibilità verso questi temi è forte. Ha capito che per crescere serve alleanza, rete, consapevolezza.
Nel frattempo, arriva un riconoscimento importante: il Premio GammaDonna per l’imprenditoria femminile innovativa. Un riconoscimento che non celebra solo un prodotto, ma il modo in cui è nato: dal basso, come i letti di ettomio. Con radici profonde e visione alta.
Alla fine, se chiedi a Paola cosa vorrebbe lasciare a chi legge la sua storia, risponde con semplicità: “Provarci. Se un’idea ti muove davvero, se ha dentro di sé un impatto positivo per altri, è giusto darle una possibilità. E cercare qualcuno con cui confrontarti, un mentore, un occhio esterno. Io l’ho fatto tardi, ma fa la differenza”.
E oggi, da madre, imprenditrice e donna consapevole, dice una cosa bellissima: “Sono fiorita. Ho smesso di avere paura di mostrarmi per quello che sono, anche nella mia normalità. E questo, per me, è già una piccola vittoria”.
(ph. credits: Giuli & Giordi)
#ToBeContinued
Andrea Bettini