Oggi è una bella giornata

Quand’è il momento migliore per iniziare a raccontare la storia di un’impresa? Me lo chiedono in molti e a molti rispondo con riscontri diversi. Non è una questione di indecisione. È che esistono una pluralità di momenti buoni. La genesi. L’evoluzione. I punti di svolta. Un futuro da decifrare. Un finale che rappresenta un nuovo inizio.

Quando Bruno Barel ha esordito nel suo discorso con “Oggi è una bella giornata” ho colto subito lo spunto che anche questo sarebbe stato un giusto momento per raccontare una storia. Il suo non è un riferimento al solstizio d’estate. Forse anche a quello. Il suo è un sincero ed entusiasta incipit per un racconto che ci sta per condividere. Sono le 11:45 all’interno della Sala Convegni di Sant’Apollonia a Venezia, da qualche istante si è appena concluso, con un collegamento online, il saluto di benvenuto del Primo Procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin ed è da qui che l’avvocato Barel esordisce con il suo saluto aggiungendo: “… è una bella giornata per la Procuratoria di San Marco, perché ci sentiamo partecipi di un’avventura corale nella quale siamo tutti dalla stessa parte”. A cosa fa riferimento l’avvocato Barel e perché è motivo d’interesse di essere raccontata questa storia?

Da lì a qualche minuto si ufficializzerà l’affidamento dei lavori, per quello che rientrerà a tutti gli effetti, come uno dei più grandi appalti di restauro di opere pubbliche in Italia: il restauro delle superfici lapidee e marmoree decorate della Basilica di San Marco. Perché questo rappresenta il giusto inizio per raccontare una storia? Perché immediatamente nella mente dei veneziani, ma di tutti gli amanti della città lagunare, la memoria va ad una data: il 12 novembre 2019, “l’aqua granda”. La seconda più alta marea di tutti i tempi, che ha fatto enormi danni tra cui i danni ad un luogo simbolo com’è la Basilica di San Marco.

Ha ragione l’avvocato Barel che oggi è una bella giornata, perché c’è una risposta concreta a quell’acqua alta. Una risposta strutturata, che era già partita con il Mose prima, con la barriera posta in Piazza San Marco dopo (per fermare l’acqua alta anche quando non è in funzione il Mose) e ora, messa in sicurezza la Basilica, è giunto il momento di procedere nel recuperare alcune delle parti interne che sono state gravemente danneggiate dall’acqua alta.

Ha qualcosa di unico tutto ciò. Innanzitutto perché questo affidamento avviene in anticipo sui tempi previsti dalla legge e dalle procedure. Dopodiché perché c’è un accordo con il Ministero della Cultura per il quale il Ministero mette a disposizione 3 milioni e 300 mila Euro a condizione che la Procuratoria si assumesse il ruolo di stazione appaltante e si facesse carico di eseguire i lavori nei tempi dati e secondo le procedure pubbliche, una vera e propria sfida, visto che la Procuratoria non è attrezzata per questi tipi di lavori, è un ente che ha altre responsabilità, ma che ha ben accettato per il bene del Paese e della Basilica. Fatto questo è stato costituito un team di professionisti, come le aziende Lares e Carla Tomasi, con competenze in grado di intervenire nel recupero di mosaici unici, in cui pietre e marmi, oltre ad essere di una bellezza assoluta, diventano “metronomi” nello scandire del tempo.

C’è un metodo da raccontare, un’architettura tecnico-amministrativa che funziona, in cui una Soprintendenza diventa un soggetto di snodo all’interno di una circolarità virtuosa, come sottolinea Fabrizio Magani, Sopraintendente SABAP di Venezia. C’è un magnifico progetto realizzato dall’arch. Mario Piana che va a toccare due punti nevralgici della Basilica, due temi conservativi particolarmente delicati. Un restauro che va incidere sulla storia del restauro veneziano, una storia che non ha confini geografici.

Questo intervento terminerà per la fine del 2025 e chiamandosi questa rubrica #ToBeContinued non potremo che tornare in quella data per raccontare quanto di straordinario è accaduto.

Oggi è proprio una bella giornata, per Venezia, ma non solo.

 

#ToBeContinued

Andrea Bettini