Sii curioso, sempre.

C’eravamo conosciuti qualche anno fa. L’occasione era uno dei tanti appuntamenti da non perdere all’interno di uno spazio che da poco aveva creato. Un luogo non luogo. Un nome di leopardiana memoria Infinite Area. Un sottotitolo che non lasciava margine d’interpretazione: “dove le persone modellano il futuro”. Un capannone in cemento nelle campagne di Montebelluna. Una carlinga nuova di un ATR42 all’interno. Una missione, creare un luogo di aggregazione in grado di attivare connessioni tra le persone che sono spinte dall’ardore di fare innovazione reale. Tutto il resto è storia. Da quel 2016 di cose ne sono accadute all’interno di questo spazio e sempre più Infinite Area è diventata una vera e propria piattaforma dell’innovazione in grado di creare nuovi modelli di fare impresa. L’avevo conosciuto lì Patrizio Bof. Lo ritrovo oggi. L’occasione me la dà questo suo post di LinkedIn. È un post intenso, sincero e sentito. Si conclude con gli auguri per il trentesimo anniversario di PAT, l’azienda da lui fondata nel febbraio del ’92, ma soprattutto con un grazie, rivolto a tutte le persone che lo hanno supportato professionalmente nella realizzazione di una realtà imprenditoriale di successo e un altro grazie alla sua famiglia che lo ha sempre sostenuto. Un ultimo dettaglio. Firma il post con la dicitura “Fondatore e sognatore per sempre”. A questo punto non mi rimane che tornare a trovarlo.

Questa volta mi dà appuntamento al civico 42 di via San Nicolò a Treviso. Arrivato mi trovo di fronte alla facciata di un affascinante palazzo del ‘500, ma è entrando che ne colgo la totale bellezza. Un restauro che ne fa riscoprire la sua anima storica, ma pure la sua propensione al futuro. Un equilibrio perfetto di dimensioni spazio e tempo, dove l’elemento luce non fa altro che sottolineare le diverse sfaccettature di un luogo vitale. Ancora una volta Patrizio riesce a stupirmi. È riuscito a creare uno luogo che offre uffici, spazi per eventi, progetti innovativi, ma soprattutto mette in relazione persone “curiose”. Persone che vogliono condividere esperienze, conoscenze e che hanno voglia di continuare a crescere.

Ci sediamo all’interno di uno dei tanti spazi. Chiamarle sale riunioni, risulta alquanto riduttivo e gli chiedo: <<Perché fai tutto ciò?>>.
Sorride, ma non ci pensa molto a darmi la risposta.
<<È dall’imprevedibile che puoi trovare le tracce del futuro. Non mi sono mai piaciute le strade già battute. È sempre stato così. Trent’anni fa quando ho fondato PAT, nel 2016 con Infinite Area e oggi con questo, il Palazzo della Luce. Io vivo di sperimentazione continua. Sono una persona a cui piace creare nuovi modelli. Credo nei rapporti umani tra le persone, tra le aziende. Mancano sempre più dei luoghi di aggregazione anche per i giovani per confrontarsi, crescere, evolvere. La pandemia purtroppo ha dato un’ulteriore accelerazione a un processo di deflagrazione delle relazioni. Per quanto mi è possibile continuerò a realizzare spazi che possano invece riattivare quel principio moltiplicatore dato dal mettere in relazione le persone. Per ciò che sanno. Per ciò che sono. Per ciò che possono creare insieme. Anche per il Palazzo della Luce la strada più breve sarebbe stata quella della pura speculazione immobiliare. Acquisto, restauro e vendo. Ma questa non è la mia strada. Non lo è mai stata e mai lo sarà>>.

<<Ma chi è Patrizio Bof?>>
<<Figlio di semplici ed operosi lavoratori, che nasce a Montebelluna. Non ci sono genitori che iniettano questo aspetto imprenditoriale, ma quelli che sono i valori fondamentali: il lavoro è vita, la famiglia è un tassello importante a prescindere da qualsiasi cosa, che la fatica è parte integrante di quello che facciamo e che la fame di sapere, la conquista, la curiosità estrema e il godersi le cose che si hanno, sono i punti cardine su cui costruire la propria esistenza.
Sono una persona curiosa uno che sperimenta, uno che di fronte ai “no” reagisce con il miglioramento e il cambiamento è parte di me, è parte dell’impresa che ho fondato nel ’92>>.

<<Come nasce PAT?>>
<<PAT (Progetti per l’Automazione Totale) nasce da colloquio con un Head Hunter, nel corso del quale lui chiede “che cosa sai fare?” e tu rispondi “ma io so fare più cose” e lui non soddisfatto ti incalza chiedendoti ancora “ma in particolar modo cosa?”. E dopo un’ora di chiacchierata capisco che lui in realtà non aveva capito che io potevo fare tante cose e che quel sapere fare tante cose era il mio modo di approcciarmi alla vita e al fare impresa. PAT nasce da lì. Dalla convinzione che una multidisciplinarietà può essere un valore aggiunto. Da tanti chilometri fatti, viaggi all’estero, porte sbattute in faccia e banche in cerca di garanzie più che di progetti imprenditoriali da sostenere da parte di un allora giovane ventiquattrenne>>.

<<Come sono stati gli inizi?>>
<<PAT è una storia nata dopo un prima impresa costituita a 16 anni, la seconda start-up per usare un termine più attuale. Un’azienda che nasce per fare automazioni di negozi, stiamo parlando di 30 anni fa quindi con una necessità di creare una nuova cultura su questi temi attraverso corsi sull’automazione ed i vantaggi di usare il barcode anziché l’etichettatura dei prodotti , corsi su come migliorare la rotazione dei prodotti e ridurre il magazzino, nonché eliminare l’impatto economico sulle rimanenze di magazzino delle superfici commerciali ; quindi assolutamente in controtendenza con quelle che erano le indicazioni del tempo. Eravamo tanto avanti. Essere tanto avanti ha una particolarità che poi ho apprezzato negli anni, in cui le persone e le aziende si distinguono tra quelle che vogliono anticipare e quelle che inseguono. Essere tanto avanti, vuol dire all’epoca parlare di tecnologie. Molte delle mie scelte erano in controtendenza, la scelta di avere come partner e poi anche come cliente Compaq Computer, che era l’aziendina di Houston, che poi in realtà ha scombussolato effettivamente il mondo passando non solo dal punto di vista economico, di pricing dei prodotti, un colosso dell’industria come IBM, grazie all’innovazione ed ai modelli di proposizione sul mercato.
Siamo stati tra i primi ad investire e partire con Microsoft che vendeva i propri sistemi operativi con modalità licenze illimitate perché doveva conquistarsi i clienti e un mercato capitanato da prodotti come Novell ed altri.  Quindi vuol dire aver avuto contatti con i top manager a riporto diretto del fondatore Bill Gates, aver supportato Microsoft per anni nel nord-est con decine di meeting per presentare in anteprima le soluzioni da loro prodotte. Vuol dire essere stato a Redmond prima degli altri, aver visto quello che stava succedendo e aver subito capito dove stava andando il mercato. Un mercato ovviamente in rapidissima mutazione, stiamo parlando della fine degli anni 90 pochi anni dopo che era nato il mondo dal punto di vista dei PC e da lì una percezione netta che il mondo dei PC introduceva complessità e quindi questa complessità si traduceva in necessità di semplificare la vita, quindi anche lì un anticipare un po’ le mosse e raccontare questa cosa come visione a qualche cliente, qualche cliente che non ci credeva e qualcun altro che mi ha dato ragione e da lì siamo partiti con clienti visionari che non posso che ringraziare>>.

<<Quali sono state le difficoltà maggiori?>>
<<Una delle principali sicuramente è stata quella che non era di moda che un ragazzo di 24 anni parlasse di cose di questo tipo. Non erano di moda i giovani, motivo per il quale io poi ci ho sempre creduto moltissimo e continuo a farlo. Non erano di moda le persone che producevano software in Italia e non era neanche tanto di moda che uno potesse addirittura anticipare le esigenze del cliente. La tenacia è fondamentale in queste situazioni. Quando ti trovi a dover combattere su vari fronti. Far capire cosa fai. Far capire perché lo fai. Far capire che puoi competere con grandi colossi, anzi che spesso la tua proposta è più conveniente e funzionale di altre realtà più blasonate>>.

<<In tutto ciò che mi stai raccontando sento che emerge il tuo essere curioso. Quanto è importante questo?>>
<<Fondamentale. Essere curiosi vuol dire anticipare, sperimentare, capire il motivo delle cose, “perché è successo questo?”, “perché molti stanno adottando questo in altri paesi?”, “perché qualcuno dice che questa cosa funziona?”, “ma il modello americano nel software è un modello che va bene anche da noi?”. Ad esempio, su quest’ultimo interrogativo è necessario conoscere bene le peculiarità del proprio mercato, perché spesse volte è un modello concepito per aziende d’oltreoceano sono spesso un clone tra di loro da un punto di vista organizzativo, in Italia non funziona così. Questo può rappresentare un difetto, ma è anche un pregio, perché questa diversità imprenditoriale, il trovarci spesso davanti a numerose sfide e non solo di mercato ci rende maggiormente creativi, questo fa’ in modo che possiamo crescere e reinventarci costantemente.  Abbiamo spesso anticipato le scelte dei nostri clienti Italiani ed anche esterni accompagnandoli nella loro evoluzione, un percorso di evoluzione che non costringe le aziende a trasformazioni perché il prodotto digitale non è stato pensato o progettato per loro, ma per modelli standard o omologati per altri mercati o aziende differenti >>.

<<E poi cosa è successo?>>
<<La storia di PAT è una storia di cambiamenti costanti. Ai ragazzi faccio due meeting uno estivo e uno invernale, in cui racconto l’azienda, la faccio raccontare da loro, sono loro i protagonisti. Li accompagniamo in un processo di crescita personale e di condivisione che passa anche per un riconoscimento del loro lavoro, in modo da farli sentire parte di un progetto più grande, anche con importanti riconoscimenti economici. L’anno scorso abbiamo distribuito centinaia di migliaia di euro e l’anno prima idem, ma non abbiamo mai pensato di farne un articolo da comunicare sulla stampa è per noi normale , un’azienda di servizi si basa sul rapporto con i propri collaboratori. Abbiamo sempre pensato al risultato dell’impresa, mai al fatturato, perché credo che questo sia la conseguenza naturale di un lavoro ben fatto, ovviamente questo non è come la pensano in molti. Un recente studio nazionale, ci pone al tra le prime 30 società di software per redditività nel nostro settore, che è un settore molto competitivo, un risultato che è frutto di una strategia di lungo periodo. Ogni anno grazie ai risultati ed all’innovazione che eravamo in grado di generare, avevamo una o più richieste d’acquisto da parte di fondi o società estere, conoscere una azienda italiana, una famiglia italiana come Zucchetti, nel 2013 ci ha fatto decidere di fare un percorso insieme e come ho detto ai ragazzi il 21 giugno 2013 usando una metafora calcistica , “noi continuiamo a vincere in serie A, per andare in Champions dobbiamo provare ad andare con loro”. È stata la scelta perfetta. Perché c’è un allineamento di visione, d’intendere come fare impresa>>.

Dopo un’ora di chiacchierata mi congedo non prima di visitare nella sua interezza il Palazzo della Luce e soffermarmi all’interno dell’Experience Room. Saluto Patrizio con un arrivederci. È qualcosa di più di una sensazione che ci rivedremo quanto prima. D’altronde è questa l’essenza di #ToBeContinued. Raccontare storie che hanno un inizio, ma che non hanno una fine.

Andrea Bettini