È (dovrebbe essere) un Paese per giovani

Lukasz Bertoli e Carlo Ciciliot | Emo Design

Lukasz Bertoli e Carlo Ciciliot | Emo Design


La storia di oggi vuole essere un po’ un talismano. Il resoconto tangibile di una parte di viaggio. D’ispirazione per chi questo viaggio vorrebbe intraprenderlo. La rotta di cui stiamo parlando si chiama impresa. Il punto di partenza è Vittorio Veneto. La destinazione non è ancora nota, dal momento che non esiste una fine, ma una serie di nuove partenze. Alla guida di questa spedizione ci sono Lukasz Bertoli e Carlo Ciciliot, i fondatori Emo Design, un’impresa che non è più solo una bella promessa all’interno del panorama dell’industrial, interaction e strategic design, ma una splendida realtà strutturata, che in poco più di dieci anni è riuscita a ritagliarsi uno spazio di rilievo in questo ambito a livello internazionale, pur mantenendo ben radicate le radici sul territorio locale.
Perché vi racconto questa storia? Forse per una serie di riflessioni che mi hanno portato a loro come esempio da condividere. Riflessioni sollecitate durante un incontro in cui reggeva un interrogativo non banale “Fate un esempio di un’impresa che sia riuscita ad emergere negli ultimi dieci, quindici anni, partita interamente da zero?”. A questa domanda poi se ne era legata un’altra “Esistono dei modelli di riferimento di impresa per i giovani di oggi che non siano ad appannaggio esclusivo di tutta quella retorica collegata alle start-up?”. Due domande, alle quali ho trovato risposta con Emo Design.
Sono i risultati che mi hanno portato a tale risposta. È l’approccio che ha questo studio di consulenza a darne conferma. Sono le persone, Lukasz, Carlo e tutta la loro Design Crew, composta da dodici straordinari ragazzi a sentenziarne la consistenza. Emo è la sintesi di un percorso di crescita professionale e personale intrapreso dai due soci fondatori e che hanno man mano allargato a tutti i loro collaboratori. È l’ostinazione di chi vuole fare qualcosa d’importante e allo stesso tempo è anche quella leggerezza nel divertirsi nel creare le cose. È il binomio di due personalità decisamente diverse, quelle di Lukasz e Carlo, ma basato su una visione d’insieme comune e un collante indissolubile che va sotto la parola rispetto. Emo è tutto questo e forse anche di più. È il continuare ad alzare l’asticella della sfida. L’acquisizione di nuove competenze. Il lavoro duro e due punti di riferimento: l’autenticità con le quali instaurano le relazioni; la meritocrazia, valore in cui credono e di cui loro stessi ne sono un esempio.
Oggi Emo ha la capacità di lavorare con aziende di altissimo livello e di grandi dimensioni e allo stesso tempo con aziende locali, molto più piccole, ma con il piacere di farlo e trasferire, come in un virtuoso processo di osmosi, quanto appreso da grandi esperienze come possono essere quelle di progetti con Philip Morris, De Longhi, Philips, ACEA o Franke, solo per citare gli ultimi grossi clienti.
Una delle peculiarità di questo gruppo di lavoro è decisamente la componente intrinseca di creatività. Quella capacità di leggere il progetto, di interpretare le situazioni e generare delle soluzioni di design che sono perfette per quel mercato, per quel momento e per quel cliente. Non è questione di bacchetta magica. È il loro mestiere, trovare soluzioni di successo, riuscire a dare un’accelerazione anche alle performance economiche di un’azienda. Genialità? Forse. Intuizione? Pure. Coraggio? Sempre, come in tutte le decisioni, come in tutte le scelte.
C’è un altro aspetto interessante nella storia di Emo. Si chiama confronto e la possibilità di farlo con interlocutori importanti. Per migliorarti devi confrontarti con i migliori. Toccare con mano come gestiscono il design grandi gruppi, vedere come si sviluppa il processo mentale, come progetta un ufficio di experience design quale può essere quello della Philips, il luogo in cui si progetta il futuro, è un modo unico per fare delle esperienze che poi puoi traslare  in un’ottica di prodotto, d’interaction e di strategia anche a realtà meno strutturate nel contesto italiano.
Voglia di emergere, rimanendo umili. Capacità nel saper fare e curiosità nel volerne sapere di più. Sono queste le caratteristiche che devono avere i ragazzi che oggi vogliono lavorare in Emo. Sono queste le caratteristiche di Lukasz e Carlo. Fame e coraggio. Impegno e passione.
Un percorso pensato, desiderato e voluto. Un percorso costruito passo dopo passo. Nella direzione del successo. Nella direzione di far accadere le cose attraverso il proprio saper fare. Una trasversalità di settori. Un’eterogeneità di imprese con le quali hanno collaborato. Come studio di design ha una certa seniority acquisita, che oggi gli permette di sperimentare anche in ambiti più laterali al loro business principale. Quindi se un giorno si trovano a confrontarsi con le grandi realtà internazionali nell’ambito del design e dell’interaction, il giorno dopo possono essere alle prese con la strategy per il lancio di un food truck. Perché loro alla fine risolvono problemi. Perché loro alla fine sono portatori di positività e quanto ce n’è bisogno oggi di tutto ciò.
Quindi se oggi stanno programmando il loro futuro che prevede sicuramente un rafforzamento della loro presenza all’estero con realtà strutturate, contemporaneamente vogliono contribuire a un rilancio della piccola e media impresa italiana attraverso i loro servizi. In tutto ciò stanno anche ampliando gli spazi fisici della struttura di Vittorio Veneto e se quando erano partiti sembrava un limite l’essere ubicati nella provincia, oggi questo luogo assume un fascino decisamente diverso, decisamente unico, come Emo è.
Nonostante tutto, questo nostro Paese deve essere un luogo per una nuova imprenditoria giovanile basata su capacità, coraggio, impegno, visione e genuinità. Già proprio così, elementi che non sono in contrasto tra loro, ma la formula di un’impresa che funziona basato su un criterio meritocratico. Emo ne è una testimonianza. Ragazzi mettetevi in gioco. Realizzatevi come persone e come professionisti. La prossima storia deve essere la vostra.