Sono giornate strane. E senza entrare nel merito dell’emergenza che stiamo vivendo, c’è un elemento che narrativamente parlando fa riflettere sull’attuale situazione. Questo elemento si chiama futuro. Proprio così e chi si occupa di narrazione d’impresa questa cosa la sa molto bene, come la sa altrettanto bene chi fa impresa. Perché è così importante? Perché la storia di un’impresa ha un inizio, ma non ha una fine. Questo vale sia a livello narrativo sia a livello imprenditoriale.
A livello narrativo perché è intrinseca nel racconto l’immaginazione. Un racconto è efficace quando lascia al suo lettore la possibilità di farlo suo, di utilizzare la sua immaginazione per dargli anche una continuità nel proprio pensiero. Un racconto e quindi anche il racconto di un’impresa, non termina con l’ultima pagina di un libro o l’ultimo frame di un video. Chi ne viene in contatto ha la possibilità di continuarlo attraverso la propria fantasia, ma non solo. Quando si mette su carta la storia di un’impresa, certamente ci sono elementi passati, ma è proprio dalla ricostruzione emozionale di questa linea temporale che si mette a fuoco chi si è oggi e allo stesso tempo si tracciano le linee di quello che si vorrà essere domani. Senza prospettiva di un futuro, una storia non può funzionare. Un’impresa non può funzionare.
Un’impresa è la costruzione di un sogno che viene condiviso, progettato e perseguito da tutti coloro che fanno parte di un’organizzazione aziendale. Se e solo se c’è questa prospettiva e un orizzonte temporale adeguato per la sua realizzazione, entusiasmo, fiducia, motivazione e quel sentimento più arcaico di lasciare un segno tangibile del nostro passaggio terreno possono autoalimentarsi e innescare il volano per la realizzazione di grandi imprese, personali e professionali. D’altronde qualunque cosa facciamo è alimentata dalle emozioni più profonde: amore e vita, ma purtroppo anche paura e morte.
È in questo scenario di totale incertezza che i sentimenti più negativi vanno a intaccare l’evoluzione di un racconto e della nostra stessa esistenza. Quindi cosa fare? Navigare a vista? Sdrammatizzare? Farsi paladini di un positivismo forzato? Lasciarsi andare allo sconforto? Accettare? Il mondo non finisce oggi. Il mondo cambia costantemente però. Ci sono cambiamenti più o meno impattanti. Quello che stiamo vivendo, sembra essere uno di quelli potenti e forse per questo vale la pena riflettere, per capire come da una situazione d’emergenza si possano trovare nuovi paradigmi esistenziali e imprenditoriali. È l’occasione giusta per introdurre nuovi elementi all’interno del racconto che possano essere virtuosi per ciò che facciamo e come lo facciamo. Ripensiamo al presente per dettare le linee di un racconto d’impresa dove i punti cardini potrebbero essere umanesimo e rinascimento.
Domani sarà un altro giorno, sta a noi farlo diventare grande.