Roberto Ruggeri – Le radici come bussola, l’innovazione come restituzione

Roberto Ruggeri, imprenditore e fondatore del Sud Innovation Summit
Roberto Ruggeri, imprenditore e fondatore del Sud Innovation Summit

 

Le radici non sono catene, ma bussole. Alcune trattengono, altre indicano la direzione. Quelle di Roberto Ruggeri appartengono alla seconda categoria: non lo legano, lo guidano. Da Messina a Milano e ritorno. Dal mondo digitale al territorio reale. Dal successo personale a una visione collettiva. “Le radici, per me, non sono un ricordo, ma una bussola”, dice. E in quella frase si condensa gran parte della sua storia.

Dopo l’exit di Diretta.it — una delle piattaforme sportive più note d’Italia — avrebbe potuto scegliere la via più comoda, quella del distacco. Invece ha scelto il ritorno, o meglio, la restituzione. Un filo invisibile lo legava ancora al Sud: la famiglia rimasta in Sicilia, il senso di misura, la concretezza di un mondo che non dimentica il valore del tempo. È da lì che nasce l’idea di creare qualcosa che andasse oltre il proprio successo imprenditoriale.

L’innesco arriva durante una campagna elettorale: un candidato a sindaco di Messina gli chiede una mano per immaginare un progetto capace di accendere energie nuove nella città. Roberto dice sì. Qualche mese dopo, una volta eletto, quel sì diventa un impegno concreto e prende forma il Sud Innovation Summit, pensato fin da subito come un qualcosa capace di aprire il Sud al mondo.

All’inizio un evento, poi un progetto culturale, oggi un vero movimento che unisce startup, università, corporate, istituzioni e talenti per trasformare il Mezzogiorno in un laboratorio permanente di innovazione. “Non poteva essere un evento locale. Doveva avere subito una dimensione internazionale, capace di far parlare di noi, non come periferia, ma come direzione”.

Per Ruggeri il Sud non è una collocazione geografica, ma un modo di guardare la vita. Dopo anni di frenesia milanese e giornate da venti ore, la pandemia gli ha restituito una certezza: la produttività non è una questione di tempo, ma di senso. “La lentezza non è inerzia, è profondità. Avere più tempo significa avere più spazio per capire, per imparare, per conoscere”. Il Sud, con la sua luce e le sue relazioni meno superficiali, può insegnare un ritmo più umano anche al mondo dell’impresa.

E se l’innovazione è la parola più abusata del nostro tempo, Roberto la riporta alla sua radice umana. “Un telefono più veloce o un software più efficiente non sono innovazione, sono evoluzione tecnologica. Innovare davvero significa rispondere ai bisogni fondamentali dell’uomo: libertà, consapevolezza, qualità della vita”.

Forse perché in un’altra vita avrebbe voluto fare lo psicologo, Ruggeri guarda all’impresa come a un organismo umano. Per lui innovare significa prima di tutto comprendere le persone, i loro bisogni, le loro emozioni. Per questo al Summit non si celebra la tecnologia, la si interroga. Non si misura il progresso in algoritmi, ma in opportunità di crescita consapevole.

Nel racconto di Ruggeri, la vera innovazione nasce dalle connessioni. Ogni incontro ne genera di nuovi. Ogni relazione diventa moltiplicatrice di valore. “Il valore si moltiplica quando smette di essere possesso e diventa relazione”. È questa la dinamica virale, nel senso umano del termine, che anima il movimento: persone che si riconoscono in un senso condiviso e lo diffondono.

Non tutto, però, è semplice. Le sfide non mancano. La prima è la diffidenza, quella forma di scetticismo che rallenta i processi di collaborazione: “In America si parte da cento e si scala a zero, in Italia si parte da zero e bisogna guadagnarsi la fiducia”. La seconda è culturale: la difficoltà a riconoscere che collaborare non significa perdere, ma moltiplicare. Per Ruggeri, il vero salto richiede una nuova etica della reciprocità, la consapevolezza che il successo non è una torta da dividere, ma un lievito da far crescere insieme.

Guardando avanti, la sua visione è chiara: un Sud che diventa ponte tra Nord e Sud del mondo, crocevia di intelligenze e di cooperazione, non solo di merci. “Vorrei che il Mezzogiorno smettesse di essere periferia e diventasse baricentro di un nuovo modello di sviluppo, culturale prima che economico”. Il Sud Innovation Summit, in questo senso, è più di un evento: è un’infrastruttura cognitiva che connette università, startup, istituzioni e imprese, creando conoscenza condivisa e visione.

Dietro l’imprenditore resta però l’uomo. Quello che trova rigenerazione negli abbracci dei figli al suo rientro a casa, nel campo da calcio la domenica mattina, nella fatica condivisa di una squadra. Il calcio, per lui, è una metafora della vita: appartenenza, disciplina, gioia collettiva. “Oggi, con l’AI, puoi anche costruire una startup da solo e — almeno sulla carta — arrivare a un ‘unicorno’; ma senza una squadra, con chi te la godi quella vittoria?”.

Anche per questo Roberto ha con il tempo un rapporto speciale: lo teme e lo rispetta, lo sente finito ma generativo. È il tempo che decide cosa resta e a lui, interessa soprattutto ciò che può continuare dopo di sé.

Alla fine, tutto torna: tempo, famiglia, radici. È il cerchio che chiude il suo racconto. Le radici non come zavorra, ma come direzione. L’innovazione non come conquista, ma come atto di restituzione. E in questa consapevolezza, Roberto Ruggeri continua a credere che dal Sud possa davvero partire una nuova narrazione del Paese.

#ToBeContinued
Andrea Bettini