Cristiano Boscato – L’intelligenza del futuro è umana

CEO@Dinova - Direttore Didattico BBS - Autore
CEO Dinova – Direttore Didattico BBS – Autore

 

Dietro al CEO di Dinova, dietro al Direttore Didattico della Bologna Business School e a uno dei manager italiani inseriti da Forbes tra i Top 100 nel 2022 e nel 2024, c’è un umanista. Cristiano Boscato ha studiato semiotica, è stato allievo di Umberto Eco e da allora non ha mai smesso di interrogarsi sul senso delle cose. È convinto che il linguaggio generi realtà e che la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale sia così radicale proprio perché tocca questo ganglio vitale della nostra vita.

Il suo percorso imprenditoriale comincia oltre vent’anni fa, quando vende le prime startup, per poi approdare alla guida di realtà tecnologiche fino a Dinova, oggi parte del Gruppo Maggioli. Qui ha scelto di muoversi lungo due direttrici inseparabili: da un lato la dimensione tecnologica e organizzativa, dall’altro quella culturale, che riguarda le persone, il loro mindset, la loro capacità di adattamento. Perché, come ama ripetere, l’AI non è un idolo né un nemico, ma uno strumento che può liberarci dalla ripetizione e restituirci la parte più nobile: essere umani.

La scrittura è stata da sempre una vocazione. Nel 2022 ha pubblicato In una notte d’estate ho visto il futuro (FrancoAngeli), un viaggio narrativo che intreccia cultura, innovazione e persone, con una visione potente dell’impresa come organismo pensante. Da qualche giorno torna in libreria con Era, ora. Intelligenza aumentata, lavoro vivo (Post Editori). Qui Boscato racconta che più le macchine si fanno perfette, più diventa insostituibile la dimensione umana. Propone l’idea di “manager mutanti”: leader capaci di cambiare in continuazione senza smarrire la propria umanità, in grado di generare nuove parole e quindi nuove realtà all’interno delle aziende.

È un libro che si muove su due registri temporali: quello immediato, 2025-2028, in cui le aziende sono chiamate a ridefinire i processi e i ruoli; e quello dal 2030 in avanti, dove il lavoro stesso potrà assumere una nuova fisionomia, più viva, più relazionale. È un invito a pensare oltre l’efficienza e la produttività, per restituire al lavoro la sua essenza: un luogo di senso.

Visioni che non restano sulla carta. In Dinova Boscato porta avanti regole concrete: tutto ciò che viene prodotto con l’AI senza consapevolezza, senza che chi lo presenta sappia davvero spiegarlo, va eliminato. Perché la tecnologia non deve diventare scorciatoia né anestetico, ma stimolo a pensare meglio.

Parallelamente insiste sul valore delle parole: se un commerciale diventa un “tessitore di relazioni”, cambia la prospettiva del suo lavoro, che non è più solo vendere, ma costruire legami di fiducia e durata. Se un CFO diventa un “direttore economico sensibile”, oltre a leggere i numeri si assume anche la responsabilità di interpretare l’andamento dell’azienda con attenzione alla sostenibilità e al benessere collettivo. Così, una nuova grammatica del lavoro apre la strada a un diverso modo di vivere l’impresa.

Il suo ruolo accademico rafforza questa prospettiva. Come Direttore Didattico della Bologna Business School e del Bi-Rex Master Teknè 5.0®, Boscato forma manager e imprenditori con un approccio che unisce metodo e visione, teoria e pratica. A chi lo ascolta restituisce sempre la stessa idea: l’AI è una rivoluzione inevitabile, ma la vera sfida è imparare a viverla insieme, come occasione per ridisegnare le relazioni, non per sostituirle.

Accanto al manager e all’imprenditore, emerge così la persona che rifiuta i modelli tossici di leadership: quelle figure apicali che vivono di potere e prestigio, sacrificando la vita e i valori. Boscato propone invece una managerialità sostenibile, capace di fare bene senza consumare le persone. Una visione che si intreccia anche con la sua dimensione privata: con le figlie, dice, non vuole trasmettere competenze, ma regalare spirito critico, ascolto di sé e ricerca della bellezza.

C’è poi la consapevolezza delle difficoltà concrete di chi fa impresa: l’innovazione, ricorda, richiede sempre di fare i conti con la burocrazia e le regole del passato. Un equilibrio costante tra il “predicare bene” e il “razzolare male”, tra il dovere di rispettare i vincoli ereditati e la necessità di costruire il nuovo. Una tensione che non si esaurisce, ma che alimenta la sua visione.

Chi lo incontra nelle aule della BBS o durante uno speech percepisce questa forza: Boscato non è un teorico dell’innovazione, ma un narratore del futuro che costruisce sul presente. “Forse sto troppo poco nel momento – ammette – ma ogni mia visione è orientata a lasciare qualcosa a chi verrà dopo”. E in questa tensione si riconosce la sua cifra più autentica.

C’è infine un tratto che lo rende immediatamente umano: la convinzione che almeno metà di ciò che facciamo debba essere anche divertimento. Non un sorriso di circostanza, ma la capacità di affrontare le complessità del lavoro con una leggerezza consapevole. Perché, come ama ricordare, l’intelligenza del futuro, quella che davvero ci salverà, resta profondamente umana.

#ToBeContinued
Andrea Bettini