
Nei ricordi di Claudia Persico ci sono cene in cui il padre invitava i clienti non solo per parlare di affari, ma per farli sentire parte di una famiglia. È da lì che prende forma la sua idea di impresa: un luogo dove le relazioni valgono quanto i risultati e dove la resilienza diventa il filo rosso che unisce persone e innovazione.
Oggi Persico Group si avvicina ai cinquant’anni di storia e Claudia, insieme ai fratelli, guida l’azienda fondata dal padre Pierino nel 1976. «Per me è quasi come la prima casa», racconta. La metafora non è casuale: l’impresa è cresciuta insieme a lei, e lei insieme all’impresa, fino a diventare una realtà internazionale che abbraccia settori diversi – dall’automotive al marine, dall’aerospace al medicale – con un unico filo conduttore, la capacità di innovare.
Il cammino non è stato lineare, soprattutto nel definire un equilibrio familiare nella governance. Essere tre fratelli alla guida, con il padre ancora presidente, ha richiesto anni di confronto e la pazienza di lavorare con consulenti esterni. «All’inizio decidevamo a maggioranza, ma ci siamo resi conto che chi perdeva restava comunque contrario. Oggi cerchiamo soluzioni win-win: richiede più tempo, ma ci permette di restare davvero allineati», spiega Claudia. È un esempio di quella resilienza che considera essenziale per sé stessa e per le persone che lavorano in azienda: la capacità di non arrendersi, di cercare sempre una via alternativa.
Resilienza che per lei non resta un concetto astratto. L’ha voluta mettere alla prova personalmente quando, senza esperienza, ha deciso di prepararsi per un triathlon. «Nel nuoto partivo da zero, ma l’obiettivo non era diventare campionessa: era arrivare al risultato globale. Ho imparato che anche se sei carente in una parte, puoi bilanciare con altre e comunque raggiungere il traguardo». È un’immagine potente della sua visione imprenditoriale: affrontare sfide nuove, senza paura di ricominciare da capo, puntando a un equilibrio complessivo. Un po’ come quando l’azienda sceglie di entrare in un settore in cui non ha ancora esperienza: non si tratta di essere già i migliori, ma di avere la determinazione e la visione per raggiungere comunque il traguardo.
L’innovazione, per Claudia, non è mai confinata al prodotto. È un “approccio totale”, che coinvolge processi, organizzazione, fornitori e persino competitor. La chiama cross fertilization: far crescere l’uno grazie all’altro, condividendo competenze e prospettive. Così nascono soluzioni in grado di rispondere non solo alle esigenze di un cliente, ma a quelle di un intero ecosistema industriale.
Accanto a questo, c’è una leadership che lei definisce “gentile”. Significa costruire strategie insieme ai collaboratori, non imporle. Dare responsabilità, ma restare presenti nei momenti decisivi. Accettare che ogni persona abbia il suo linguaggio, il suo passo, la sua sensibilità. «Ho imparato a mordermi la lingua – confida – e a cercare modi diversi per relazionarmi con ciascuno». Una lezione maturata anche attraverso percorsi formativi come l’Executive MBA del Politecnico di Milano, che l’hanno aiutata a guardarsi dentro e a comprendere meglio il proprio stile di guida.
Persico Group oggi investe molto nella formazione. La Persico Academy è lo strumento con cui l’azienda coltiva competenze tecniche e trasversali, offrendo corsi interni, master e collaborazioni con università e centri di ricerca. È un modo per dare continuità alla cultura aziendale e per preparare i giovani alle sfide del futuro.
Infine c’è la sostenibilità, che per Claudia non è solo questione di energia rinnovabile o riduzione degli scarti – pur presenti nell’azienda, che dispone anche di due centrali idroelettriche. È soprattutto attenzione alle persone, al loro benessere, all’ambiente in cui vivono e lavorano. Un’idea di impresa che richiama, senza citarlo, un approccio olivettiano: se chi lavora sta bene, tutto il sistema funziona meglio.
Da Bergamo, cuore pulsante dell’azienda, il Gruppo si è proiettato nel mondo con filiali in Europa, Stati Uniti, Cina e Messico. Ma la visione, le scelte strategiche e la ricerca restano saldamente ancorate al quartier generale italiano. «Siamo una multinazionale tascabile», dice Claudia con orgoglio, sottolineando la volontà di non perdere mai il legame con il territorio e con le radici.
Nel 2022 ha ricevuto il Premio GammaDonna come imprenditrice innovativa dell’anno. Un riconoscimento che l’ha sorpresa, ma che le ha restituito una nuova consapevolezza: quella di incarnare uno stile di leadership diverso, capace di unire innovazione, empatia e determinazione. Da lì sono arrivati anche nuovi incarichi istituzionali, in Confindustria e Federmeccanica, con l’impegno a promuovere l’internazionalizzazione e la cultura di genere.
E guardando al futuro, c’è un’immagine che la accompagna: la torta dei cinquant’anni dell’azienda. «Il mio desiderio? Che un giorno si possa spegnere quella con cento candeline». È un sogno che sa di longevità, ma anche di continua espansione in nuovi settori. Una torta che non rappresenta solo il compleanno di un’azienda, ma la continuità di una storia familiare che ha saputo trasformare ogni generazione in un nuovo inizio. Perché, come dice lei stessa, «il nostro mestiere è far nascere sogni ai clienti».
#ToBeContinued
Andrea Bettini