Antonio Cannata – La partita più grande si gioca in casa

Antonio Cannata | Founder & CEO di Stormind Games & Red Raion

A volte basta un piccolo gesto, un regalo inaspettato, per accendere una passione destinata a durare una vita. Per Antonio Cannata quel gesto fu un Commodore 64, messo davanti agli occhi da uno zio quando aveva appena tre anni e mezzo. Da lì è iniziato un percorso fatto di gioco, scoperta e visione, che lo ha portato a fondare uno degli studi videoludici italiani più riconosciuti a livello internazionale.

Antonio ha co-fondato Stormind Games, realtà di sviluppo videoludico nata a Catania, diventata in pochi anni un riferimento internazionale nel campo dei videogiochi horror ad alta intensità narrativa. Ma per capire davvero questa impresa, bisogna partire da lontano: da quando, bambino, si perdeva tra i pixel e i suoni digitali delle prime console e poi da adolescente, quando la pallavolo lo forma alla disciplina, al gioco di squadra e a una competitività che ancora oggi considera il suo motore.

Dopo la laurea in Ingegneria Informatica, comincia a lavorare come project manager in un’azienda informatica. Ma sente che qualcosa manca. È allora che inizia un percorso di formazione atipico, ispirandosi non a teorici della motivazione, ma a imprenditori veri. Il nome che cita con più rispetto è quello di Al Ries, pioniere del brand positioning: “Per me, prima ancora dell’azienda, esiste il brand. Esiste una ragione per cui ci sei sul mercato”.

Da qui, la svolta: fondare un’impresa nel mondo dei videogiochi. In Sicilia. Dove nessuno, nemmeno il notaio, capisce cosa stia davvero cercando di costruire. Inizia così la collaborazione con Federico Laudani, conosciuto via Facebook: insieme fondano prima Red Raion, realtà che produce film in CGI per parchi a tema, poi Stormind Games.

Il primo gioco realizzato è un “serious game” per il Monastero dei Benedettini di Catania. Ma è solo il primo passo. La visione è chiara: sviluppare giochi per il mercato internazionale, con una cifra stilistica forte, incentrata su storie intense e atmosfere dark. La consacrazione arriva nel 2024 con “A Quiet Place: The Road Ahead”, adattamento videoludico dell’omonima saga Paramount, citato tra i migliori dieci adattamenti della storia del videogioco.

Nel frattempo l’azienda cresce: da 15 collaboratori nel 2019 a circa 100 nel 2024. Il fatturato segue lo stesso trend: da poco più di 300 mila euro a oltre 5 milioni in pochi anni. Eppure, Cannata non dimentica da dove è partito. Anzi, rivendica con orgoglio la scelta di restare: “Decido io dove vivere. Non è il luogo a determinare il valore del mio lavoro”.

Stormind Games oggi lavora sia su IP originali sia su progetti commissionati da terze parti. Ma il posizionamento è chiaro: narrativa intensa, generi thriller e horror realistici, un mix tra artigianalità creativa e visione imprenditoriale. “Nel mondo dei videogiochi, i numeri da soli non bastano. Serve arte, serve emozione”, racconta Antonio, consapevole che anche il suo background tecnico da ingegnere ha dovuto aprirsi alla sensibilità narrativa ed emotiva che i giochi richiedono.

Nel tempo, ha costruito attorno a sé un team di professionisti verticali, capaci di portare competenze specifiche in ambito creativo, artistico e tecnologico. E tra le fonti di ispirazione più inaspettate c’è anche suo figlio: “Alcune idee per nuovi progetti mi arrivano da lui. È il mio piccolo consulente creativo”.

Alla base della cultura aziendale c’è anche un impegno costante verso la formazione: “Da gennaio di quest’anno, la formazione è diventata obbligatoria e non negoziabile in azienda. Non solo per me, per tutti”. Workshop, ore dedicate ogni mese, percorsi strutturati: un ecosistema di apprendimento continuo, che rafforza lo spirito di squadra.

Antonio lo dice con la franchezza di chi ha fatto gavetta e ora guida un team eterogeneo e appassionato: “Non controlliamo le ore. Creiamo le condizioni perché le persone abbiano voglia di lavorare. E spesso il problema è il contrario: non si staccherebbero mai”.

Il suo sogno? Una realtà totalmente indipendente, in grado di produrre giochi in autonomia, senza dover dipendere da un singolo finanziatore. Una squadra in cui nessuno è indispensabile, ma tutti sono importanti. Dove il gioco di squadra è più forte di qualsiasi singolo talento.

Perché, in fondo, Antonio Cannata la sua partita più grande la sta giocando ancora. E ha scelto di farlo “in casa”, nella sua Sicilia.

 

#ToBeContinued

Andrea Bettini