
<<Io ti vedo>>.
Così si salutavano i protagonisti di Avatar: non un semplice gesto di cortesia, ma un riconoscimento autentico dell’altro. Uno sguardo che va oltre la superficie, capace di cogliere l’essenza. Era una frase cara anche all’amico Gianfranco Damico, “filosofo meravigliato e sociologo della relazione”, che invitava a riscoprire la meraviglia nel guardare davvero qualcuno — non per ciò che appare, ma per ciò che è.
Forse è da qui che si può iniziare per raccontare Lucia Marcuzzo, oggi Senior Vice President & Managing Director Europe di Levi Strauss & Co., una donna che ha fatto della capacità di “vedere” — nelle persone, nei cambiamenti, nei contesti — la chiave della propria leadership.
Veneziana di origine, laureata in Economia a Ca’ Foscari, Lucia inizia la sua carriera nel 1998 nel Gruppo Coin, poi entra in Diesel, dove rimane per dieci anni. <<È stato più di un lavoro, era una famiglia>> racconta. In quell’ambiente creativo e fuori dagli schemi impara a crescere nel ritmo del cambiamento, a osservare i mercati globali mantenendo lo sguardo umano sulle persone. È lì che avviene il suo primo salto: da una funzione specialistica — il merchandise planning — al general management mondiale. <<Qualcuno ha visto in me qualcosa che io non avevo ancora visto. Da allora cerco di fare lo stesso con gli altri>>.
Nel 2010, con un figlio di cinque mesi e un marito che decide di lasciare il proprio lavoro per accompagnarla, Lucia si trasferisce a Bruxelles per entrare in Levi Strauss & Co.. <<Un nuovo Paese, una nuova lingua, un’azienda americana con una cultura completamente diversa. Mio figlio dormiva tre ore per notte e io cercavo di capire acronimi e strategie in inglese>>. Un periodo faticoso, ma anche fondativo: <<Quando ce l’hai fatta una volta, capisci che puoi affrontare tutto>>.
Nel corso degli anni, il suo percorso si espande: da Vice President Retail Europe a Vice President Central Cluster per Germania e Benelux, poi Senior Vice President & Managing Director North Europe e infine, dal 2024, la guida dell’intera regione europea, la più grande del gruppo dopo il Nord America, con un business di circa 1,53 miliardi di dollari. Una responsabilità che esercita con naturalezza e visione, ma soprattutto con fiducia. <<Il successo arriva quando chi lavora con te si sente libero di dire: non ho capito, ho sbagliato, non sono d’accordo. È il mio misuratore di fiducia: se le persone possono dire queste tre frasi, allora so che siamo un vero team>>.
Lucia ha imparato a coniugare la concretezza italiana con la chiarezza comunicativa americana, creando un proprio stile di leadership che unisce empatia e rigore, coraggio e passione. <<In Levi’s ho trovato una corrispondenza di questi valori e la possibilità di viverli ed esprimerli a mio modo nella cultura stessa dell’azienda. Forse è anche per questo che sono rimasta così a lungo, sotto cieli a volte nuvolosi: perché non è solo teoria aziendale, ma qualcosa che funziona davvero>>. Dopodiché mi aggiunge: <<Il coraggio è andare avanti nonostante la paura, la passione è prendersi la responsabilità delle proprie scelte>>.
Sono parole che Lucia pronuncia senza enfasi, perché appartengono alla sua quotidianità: al coraggio di un cambiamento, alla passione per le persone, al desiderio di creare luoghi di lavoro in cui ciascuno possa sentirsi libero di esprimersi.
La differenza, per lei, la fa la cultura. <<Puoi copiare tutto: processi, strategie, tecnologie. Ma non puoi copiare come si sentono le persone>>. Per questo promuove con convinzione progetti legati alla diversità e all’inclusione, portando dentro Levi’s la parte più bella dell’italianità: la creatività, il senso estetico, il pragmatismo che trasforma le idee in azioni concrete.
Anche in famiglia la diversità è un valore quotidiano: suo figlio parla quattro lingue — italiano, francese, fiammingo e inglese — e cresce in un ambiente dove culture diverse convivono con naturalezza. È la stessa apertura che Lucia coltiva nel lavoro: la convinzione che la ricchezza nasca sempre dall’incontro tra differenze.
Fuori dal lavoro, Lucia coltiva la stessa armonia che cerca nei team che guida. Pratica yoga, ama viaggiare — soprattutto in Asia, dove dice di ritrovare un senso di equilibrio —, e leggere. L’emoziona la fatica che porta a un risultato, la tenacia silenziosa di chi non si scoraggia. <<Come quando arrivi in cima dopo una lunga salita: ti guardi indietro e pensi che ne è valsa la pena>>.
Oggi vive a Bruxelles con suo marito e il figlio, in una casa che guarda un cielo grigio, ma non così spesso come tutti credono, attraversato da una luce gentile. Forse è quella stessa luce che guida il suo modo di vedere: uno sguardo che illumina, che riconosce, che accoglie.
Perché vedere davvero, come ricordava Gianfranco Damico, è un atto d’amore. E nel suo caso, anche un atto di leadership. Perché, come ama ripetere Lucia, <<in un paio di jeans puoi cambiare il mondo. Se ti senti a tuo agio. Se puoi essere te stesso>>.
#ToBeContinued
Andrea Bettini