Carlo Gualandri – La curiosità come motore, la complessità come orizzonte

Carlo Gualandri, CEO di Soldo
Carlo Gualandri, CEO di Soldo

 

Non c’è retorica dell’“idea geniale”. C’è, semmai, un metodo ostinato: osservare, formulare un’ipotesi, metterla alla prova, correggerla. Carlo Gualandri lo porta cucito addosso da quando, al liceo, inventava un corso di informatica per poter mettere le mani su un terminale in time-sharing e scriveva il software che pilotava la macchina che stampava le obbligazioni della Borsa. Fisico per formazione, costruttore per indole e “smontatore” di sistemi, per capire come farli funzionare meglio.

La sua traiettoria attraversa quasi tutte le ere del digitale italiano. Prima il desktop publishing e le telecomunicazioni, quando “Internet” era ancora una parola strana. Poi Virgilio e Matrix, con Paolo Ainio: l’idea che nel mondo digitale il contenuto potesse vivere su un modello nuovo, non pagato direttamente dagli utenti, ma dalla capacità di generare attenzione e valore per le aziende. È la stagione pionieristica dei primi banner, delle scommesse — talvolta iperboliche — della New Economy, della bolla che scoppia e rimette tutti a terra: un laboratorio a cielo aperto, dove Gualandri impara una lezione che gli resterà addosso: non è la finanza a garantire la bontà di un’idea, ma l’utilità reale che crea per chi la usa.

Arriva così il capitolo Fineco e, poco dopo, Lottomatica: l’incontro con un mondo strutturato, fatto di norme e vincoli, dove l’innovazione non può aggirare le regole, ma deve imparare a dialogarci. Qui contribuisce alla trasformazione digitale e al lancio delle prime lotterie istantanee online in Italia, dentro un perimetro regolato che impone competenza e responsabilità. È un passaggio chiave: dal “costruire cose nuove” al “costruire cose nuove dentro regole complesse”, senza perdere l’agilità mentale.

Nel 2006 fonda Gioco Digitale, che in tre anni diventa leader del gaming online regolamentato in Italia e qualche anno dopo viene acquisita da Bwin: è l’occasione per entrare dietro le quinte di sponsor globali e di una trasformazione industriale che intreccia sport, intrattenimento e tecnologia. Segue la parentesi proprio in Bwin, con l’ironia – per uno che non è appassionato di calcio –  di ritrovarsi per la prima volta a San Siro non per un concerto, ma come sponsor di maglia. E poi il social gaming dei primi anni di Facebook, quando le aziende vedevano dall’interno il social graph in un modo che oggi non esiste più. Anche lì, un apprendimento decisivo: la tecnologia senza responsabilità può accecare; la misura del valore resta ciò che le persone ottengono davvero.

Nel 2015 nasce Soldo a Londra. L’intuizione è semplice da dire e difficilissima da fare: aiutare le aziende a governare le spese decentralizzate — quelle che non passano dai grandi fornitori e dai contratti strategici, ma accadono ogni giorno “ai margini” dell’organizzazione, dove però si sbloccano attività essenziali. Trasferte, interventi sul campo, piccoli acquisti urgenti, eventi, manutenzioni, cantieri diffusi, retail multi-punto, media production: tutto ciò che non puoi pianificare in anticipo ma devi abilitare subito, senza perdere controllo.

Per farlo, Gualandri e il suo team costruiscono una piattaforma che unisce software e servizi finanziari: da un lato la logica — chi può spendere, per cosa, con quali limiti e quali informazioni devono viaggiare con ogni pagamento — dall’altro l’esecuzione sicura e tracciata dei pagamenti e infine, la riconciliazione automatica che porta ordine contabile dove prima c’era un mosaico di scontrini, anticipi, note spese. In sintesi: rendere visibile e governabile ciò che, per natura, è frammentato.

Gli esempi concreti raccontano meglio dell’astrazione. Un veicolo di una flotta aziendale viene fermato per una multa: senza pagare in quel momento, il camion non riparte. Una utility ha tecnici sul territorio: per ripristinare la fibra tagliata da un escavatore serve acquistare subito un componente. Una catena retail ha mille negozi: micro-spese quotidiane che non valgono singolarmente, ma sommate, spostano tempi, costi e serenità operativa. In tutti questi casi, Soldo promette velocità con controllo: libertà di fare ciò che serve, ma dentro regole, budget, dati e giustificativi che rientrano in automatico nel perimetro del Finance.

Per garantire continuità in Europa, nel 2019 Soldo ottiene la licenza EMI in Irlanda in aggiunta a quella inglese, costruendo da subito un’architettura “dual” UK–UE che si si rivelerà decisiva con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Una decisione presa in anticipo rispetto agli effetti concreti della Brexit, votata nel referendum del 2016, ma divenuta effettiva solo alla fine del periodo di transizione, nel dicembre 2020. È il modo concreto con cui Gualandri interpreta la curiosità: non solo esplorazione, ma capacità di trasformare la comprensione del contesto in architettura solida.

Oggi Soldo è una piattaforma europea di spend management utilizzata da oltre 25.000 organizzazioni in 31 Paesi, con una squadra di più di 350 persone. Nel 2024 evolve il posizionamento e introduce il colibrì come simbolo di agilità ed efficienza; nello stesso anno Forbes le assegna cinque stelle tra le soluzioni di carte per le spese. La traiettoria di crescita è sostenuta da un Series C da 180 milioni di dollari guidato da Temasek con il supporto di Accel, Battery, Dawn, Citi Ventures e altri investitori. Ma la misurazione che a Gualandri sta più a cuore non è quella dei round raccolti, bensì quella del valore percepito da chi paga per usare la piattaforma: se le aziende rinnovano e ampliano l’adozione, è perché lì dentro riconoscono tempo risparmiato, errori evitati, serenità operativa.

Il registro personale non è un dettaglio marginale, ma un asse del suo modo di fare impresa. Tra i riferimenti ricorrenti: il lavoro come dovere intellettuale — se hai certe capacità, usale bene — la lucidità nel riconoscere il ruolo della fortuna e dei limiti esterni, l’idea che conti stare nell’1% per capacità, non per vanità, ma per responsabilità. E poi la famiglia: due figli, percorsi diversi e complementari, ambedue già “dentro” l’azienda, a ricordare che la continuità non è ereditarietà automatica, ma dialogo intergenerazionale su metodo, significato e visione.

A chi gli chiede “cosa farai da grande?”, oggi Gualandri risponde senza mitologie da super-founder: gli piacerebbe fare un passo di lato quando il ciclo di Soldo sarà compiuto, restando accanto a chi guiderà dopo di lui questa o un’altra azienda. Non per guardare dal bordo, ma per mettere a disposizione esperienza e struttura mentale, quella che permette di evitare di dover reinventare ogni volta la ruota e di aggiungere — un pezzo alla volta — qualcosa di solido al mondo.

Oggi, accanto alla logica e al metodo, Gualandri rivendica un “dovere etico” del costruire: lasciare qualcosa che resti. La curiosità resta il motore, la complessità il terreno di gioco; il valore, per lui, è sempre ciò che rimane nelle mani delle persone.

#ToBeContinued
Andrea Bettini