Gianluca Pavanello – Determinazione senza scorciatoie

Gianluca Pavanello, CEO di Macron
Gianluca Pavanello, CEO di Macron

 

Quando ci eravamo incontrati l’ultima volta, Gianluca Pavanello mi aveva regalato una suggestione che ancora oggi resta impressa: il Millennium Stadium di Cardiff, ottantamila persone, la magia di un Sei Nazioni di rugby e in mezzo a quella cornice unica, la consapevolezza che sulle divise in campo, accanto allo stemma delle nazioni, c’era anche il logo di Macron. Un’emozione che per lui non era frutto di immaginazione, ma un ricordo vivido.

Oggi ci ritroviamo e Pavanello mi regala altre emozioni. Quelle che hanno attraversato lo stadio Olimpico di Roma con il Bologna che alza al cielo la Coppa Italia dopo oltre cinquant’anni. Quelle di Wembley, quando il Crystal Palace conquista la FA Cup davanti a una marea di tifosi in festa e poi, la Community Shield a inizio stagione. Quelle del Basilea, campione di Svizzera e vincitore della Coppa nazionale: una stagione perfetta. Tre vittorie, tre club, un unico filo rosso (e blu): il caso ha voluto che in una sola stagione tre squadre legate a Macron, tutte con gli stessi colori sociali, conquistassero traguardi storici.

Queste immagini raccontano meglio di tante parole la forza di un’impresa che da vent’anni cammina insieme al suo CEO. Gianluca Pavanello arrivò in Macron nel 2005, dopo un percorso che l’aveva portato dall’Inghilterra al master in Bocconi e poi alla consulenza in McKinsey. All’epoca Macron era un’azienda di dieci milioni di fatturato, con un mercato interamente italiano. Oggi ha superato i 250 milioni e veste club e nazionali in tutta Europa, mantenendo però lo stesso spirito di allora: determinazione, visione e capacità di adattarsi.

Determinazione è una parola che ricorre spesso nelle sue riflessioni. Non a caso Pavanello la porta tatuata sulla pelle, memoria dei suoi anni da atleta nella nazionale giovanile di karate. «La vita – dice – è costellata di difficoltà, personali e professionali. La differenza la fa la spinta che ti permette di superarle». Non esistono scorciatoie, non esistono rendite di posizione. L’unico modo è “stare sul pezzo”, come ripete più volte, con quella consapevolezza che i risultati arrivano solo se proporzionati allo sforzo e al sacrificio.

Ma alla determinazione si affianca sempre l’umiltà. Pavanello continua a viaggiare, a incontrare clienti e club, ad ascoltare direttamente il mercato. Perché le decisioni migliori si prendono solo a partire da informazioni di prima mano. È in questa disponibilità ad ascoltare e a rimettersi in discussione che Macron ha trovato la sua capacità di evolversi, di restare agile, veloce, più imprenditoriale di competitor molto più grandi e strutturati.

C’è poi un’idea che ricorre e che per lui vale più di qualsiasi exit: costruire una grande azienda. Una casa solida, capace di reggere il tempo e continuare a vincere anche quando chi la guida oggi farà un passo di lato. «Il nostro sogno – racconta – è che un domani Macron sia ancora più grande, indipendentemente da chi la porta avanti. Allora sì, vorrà dire che avremo fatto un gran bel lavoro». È la stessa logica che sta dietro alle scelte di lungo periodo: dalla creazione di una rete di distribuzione monomarca i Macron Sports Hub – vere “case del brand”, oggi oltre quota 185 nel mondo – alla crescita internazionale, con investimenti mirati per essere vicini alle community sportive locali.

Lo sport, in tutto questo, non è soltanto il palcoscenico: è la grammatica con cui si pensa e si agisce. Disciplina, squadra, sacrificio. In azienda questo si traduce in responsabilizzazione diffusa: Pavanello parla di esempio e coinvolgimento come motori veri del progetto e di un’idea di meritocrazia concreta (anche attraverso piani di incentivazione azionaria) che trasforma i collaboratori in protagonisti del viaggio. Non slogan, ma pratica.

E poi c’è il gusto di restare artigiani dell’innovazione: sartorialità nei dettagli tecnici delle maglie, estetica e comfort per chi le indossa, attenzione ai materiali. Perché una divisa non è mai solo una divisa: è memoria, identità, promessa. Vale per Bologna, per il Crystal Palace, per il Basilea; vale per le migliaia di club che ogni weekend portano in campo il Macron Hero.

Guardando al futuro, Pavanello non nasconde il suo desiderio: un giorno poter rallentare e allo stesso tempo, vedere Macron continuare a correre con la stessa forza. Perché la più grande soddisfazione non è solo aver costruito un’azienda di successo, ma sapere che le persone che la compongono si sentono parte di un progetto, di un viaggio condiviso, in cui il contributo di ciascuno fa davvero la differenza.

In fondo, che si tratti di un rugby a Cardiff o di un trionfo a Wembley, ciò che resta è la stessa immagine: braccia alzate verso il cielo, come nel logo che accompagna Macron fin dall’inizio. È il gesto universale della vittoria, ma anche della determinazione che continua a guidare questa storia d’impresa.

#ToBeContinued
Andrea Bettini