
Non è solo una questione di quadri elettrici. Lo capisci subito, anche prima di attraversare la soglia dello stabilimento. C’è un’energia particolare che abita questo luogo, fatta di sguardi, gesti e parole che si intrecciano con naturalezza. Un flusso continuo che scorre tra le persone, prima ancora che nei cavi e nei circuiti. Roberto Zuccaro, fondatore e CEO di Connection, non lo dichiara con slogan: lo vive, lo incarna. Da venticinque anni.
Tutto comincia alla fine degli anni ’90, in un garage. Un’idea nata tra due amici, il desiderio di costruirsi un’identità professionale autonoma, il coraggio – forse incosciente, ma necessario – di provarci. Di giorno si lavora in un laboratorio di test per la conformità delle macchine, di notte si assemblano i primi quadri elettrici. Anche senza dormire per giorni pur di consegnare in tempo. Non era solo dedizione. Era una scelta di vita.
Col tempo la strada si definisce, e anche se il percorso non è sempre lineare – i soci cambiano, le collaborazioni si ricalibrano – una cosa resta chiara: l’impresa deve assomigliare alle persone che la guidano. “Non poteva andare male”, dice oggi Zuccaro, con una convinzione che non ha nulla di arrogante. È quella calma certezza che nasce da chi lavora con metodo, con responsabilità, con passione.
Oggi Connection è una delle realtà più avanzate nel Nord Italia nella progettazione e produzione di quadri elettrici industriali. Due stabilimenti, a pochi metri l’uno dall’altro, ospitano rispettivamente la produzione seriale di quadri piccoli e medie dimensioni, e quella di grandi dimensioni e potenza a lotto singolo. I due siti sono perfettamente interconnessi attraverso un’infrastruttura digitale, con oltre 80 iPad in dotazione agli operatori, che permettono comunicazioni istantanee, tracciabilità, pianificazione e aggiornamenti in tempo reale.
Un’infrastruttura nata da una visione pionieristica: già nel 2010, Connection introduce l’iPad in produzione, accompagnato da un’app proprietaria sviluppata su misura. Da semplice canale informativo, l’app si evolve in uno strumento di lavoro completo, integrato con il gestionale, capace di diffondere dati, raccogliere feedback, segnalare anomalie e persino bloccare passaggi produttivi critici in tempo reale. Una vera rivoluzione silenziosa. Tutto è pensato per rendere il processo fluido, sicuro, replicabile. Non è il prodotto a distinguere Connection, ma il modo in cui viene realizzato.
Eppure, se chiedi a Roberto qual è il vero cuore pulsante dell’azienda, non ti parla di software. Ti parla di persone. “Non posso pretendere che le persone lavorino bene, se non le metto nelle condizioni di farlo bene”, racconta con semplicità. Una semplicità che non è ovvietà, ma cultura. Il clima in azienda, il benessere, l’ascolto – anche di problemi personali – non sono gesti accessori, ma parte integrante del progetto industriale. Perché qui la produttività è una conseguenza, non un’imposizione.
Questa attenzione ha un riflesso tangibile: tanti collaboratori sono entrati appena usciti da scuola e non se ne sono più andati. Altri, provenienti da realtà diverse, raccontano di aver trovato in Connection un ambiente “che non è così scontato altrove”. Ed è in queste piccole, continue conferme quotidiane che si misura la qualità di un’impresa.
Negli anni, l’azienda è cresciuta con coerenza. Oggi sfiora i 15 milioni di euro di fatturato, con un’organizzazione sempre più strutturata e orientata alla managerializzazione. Oltre all’ufficio tecnico, composto da otto persone, ci sono responsabili per vendite, produzione, pianificazione, amministrazione, qualità, sicurezza, ambiente, sistema di gestione integrato e – da poco – anche per le risorse umane. Una rete solida, che rende l’impresa capace di affrontare la complessità senza rinunciare alla vicinanza.
E proprio l’introduzione della figura HR è stata una delle transizioni più delicate. “Delegare il rapporto umano con le persone è la parte più difficile”, ammette Zuccaro. Perché ascoltare, accogliere, esserci – anche solo per cinque minuti – è sempre stato qualcosa che sentiva come proprio. Ma crescere significa anche questo: costruire fiducia, passare il testimone, senza perdere l’anima.
Una delle scelte più lucide e distintive in ambito strategico è stata quella di non dipendere mai da un solo cliente. Nessuno può pesare più del 20% sul fatturato. Questo approccio garantisce autonomia, continuità e capacità di affrontare con solidità le oscillazioni del mercato. Connection oggi lavora per settori diversi: climatizzazione, riscaldamento, refrigerazione, trattamento aria, automazione, plastica e farmaceutica. Un portafoglio clienti variegato, costruito sulla fiducia e sulla capacità di risolvere problemi.
“Investire nella tecnologia è fondamentale, ma non basta”, spiega Zuccaro. “Perché anche il macchinario più avanzato, senza le persone giuste, non serve a niente”. È questa la cifra stilistica di Connection: un’innovazione che non è spettacolare, ma profonda. Che si innesta nei comportamenti, nei processi, nella quotidianità.
E proprio quest’anima è emersa con forza in occasione del venticinquesimo anniversario dell’azienda. Un momento speciale, celebrato con una monografia intitolata “Energia 25”, dedicata a ciò che muove davvero Connection: la forza invisibile ma costante delle relazioni, delle visioni, della passione. “Tra processi, tecnologie e operazioni, c’è qualcosa di più affascinante: un’energia collettiva che irradia il nostro lavoro”, ha scritto Zuccaro in quell’occasione.
Un’energia che non si misura in kilowattora, ma in entusiasmo. In fiducia. In connessioni. Quelle vere.
Ph. Credits: Arcangelo Piai
#ToBeContinued
Andrea Bettini