
C’è un’idea di futuro che inizia sempre da un gesto antico. Una zolla smossa, un grappolo colto a mano, un vino versato sulle tavole del mondo. E in mezzo, a orchestrare il tutto con passione e rigore, c’è lui: Federico Pizzolato, responsabile della produzione de La Cantina Pizzolato, una realtà che ha saputo crescere nel solco di un’eredità visionaria, trasformandosi in uno dei più rilevanti riferimenti del vino biologico a livello internazionale.
La sua storia è una di quelle che non cominciano con uno strappo, ma con una continuità silenziosa e consapevole. Fin da ragazzo, dopo le scuole al Cerletti di Conegliano, Federico si immerge nei ritmi dell’azienda. Prima nei vigneti, poi in cantina, fino a prendere in mano l’intero processo produttivo, dalla vinificazione fino all’imbottigliamento. La sua è una competenza costruita giorno dopo giorno, tra il profumo del mosto e il suono costante delle linee produttive. Una competenza fatta di mani, occhi e orecchie sempre aperti.
Ma per capire davvero chi è Federico bisogna tornare indietro, a quella scelta radicale fatta da suo padre Settimo nei primi anni ’80. Una scelta che allora sembrava folle: abbandonare l’ortofrutta e scommettere tutto sulla vite, rinunciando da subito alla chimica per seguire una strada fatta di biologico e rispetto della terra. Un’eresia, per i tempi. Ma anche l’inizio di un sogno che oggi parla con i numeri di una azienda da oltre 10 milioni di bottiglie all’anno, distribuite in più di 50 Paesi, con una leadership negli spumanti biologici che parte da Villorba e arriva fino agli scaffali degli Stati Uniti e della Scandinavia.
Federico è nato dentro a questo sogno, ma non lo ha mai dato per scontato. “Mio padre non ci ha mai imposto nulla – racconta – ma ci ha fatto innamorare di questa realtà”. Un innamoramento che è diventato scelta di vita anche per sua sorella Stefania, oggi alla guida dell’amministrazione, e per Sabrina Rodelli, figura chiave del marketing e della sostenibilità. Un’impresa familiare nel senso più autentico, dove i ruoli si distinguono ma i valori si intrecciano.
Sotto la guida di Federico, la produzione si è evoluta senza perdere l’anima. Alle storiche linee di imbottigliamento si sono affiancate innovazioni importanti: dalla mini bottiglia da 200 ml, che cavalca il trend del ready-to-drink, al prossimo lancio di spumanti dealcolati 0.0%, fino all’espansione della linea “Ottavio” a basso contenuto alcolico. Il tutto dentro a un disegno più ampio: quello di una sostenibilità vera, misurabile, che si traduce in scelte concrete – bottiglie più leggere, riduzione della CO₂, nuovi impianti fotovoltaici, un Piano di Decarbonizzazione strutturato e guidato da un tecnico dedicato.
Ma al di là dei numeri e dei mercati, c’è una dimensione più sottile che attraversa il lavoro di Federico: quella della cura. Cura per il prodotto, certo, ma anche per le persone che rendono possibile ogni bottiglia. “Lavoriamo come squadra – dice – e questo fa la differenza”. Non è un caso se la cantina di Villorba è diventata anche un luogo di accoglienza, di eventi, di incontri. Così come il Casale Terzo, in Toscana, è oggi non solo una tenuta produttiva, ma anche un agricampeggio immerso nel silenzio delle colline senesi, dove la filosofia del biologico diventa esperienza da vivere.
Federico è anche padre, da poco. E quando si parla di futuro, i suoi occhi si illuminano: “Non imporrò nulla, come ha fatto mio padre. Ma cercherò di farli innamorare di questa terra. Perché vedere nascere un vino dalla vigna, e poi ritrovarlo sulle tavole di persone in tutto il mondo… è un’emozione che vale la pena di vivere”.
Se tra dieci anni ci ritroveremo a raccontare questa storia – conclude – vorrebbe poter dire che quella “follia” degli anni ’80 si è dimostrata la scelta giusta. E che la Cantina Pizzolato, rimanendo fedele ai suoi principi, è ancora lì: a sognare, innovare, custodire. Con lo stesso rispetto, la stessa passione. E una bottiglia che porta nel mondo non solo vino, ma una visione.
#ToBeContinued