Tre passi nella sostenibilità (che si possono fare)

La sostenibilità nel distretto di Montebelluna

Uno dei momenti dell’incontro dedicato al progetto Impact Move. Da dx Alberto Olivetto, Giulio Piccin e Giovanni Turconi.

C’è una parola che, per troppo tempo, è sembrata appartenere solo ai piani alti delle multinazionali: sostenibilità. Un termine affascinante, a volte scomodo, spesso frainteso. Ma nelle mani giuste — quelle che progettano, tagliano, assemblano, rifiniscono — può diventare molto di più: può diventare azione, scelta, percorso condiviso.

È con questo spirito che alla Fornace di Asolo, grazie al progetto Impact Move promosso da Confartigianato Imprese AsoloMontebelluna in collaborazione con Fondazione Sportsystem e con il sostegno di Banca delle Terre Venete, tre testimoni d’impresa hanno portato in scena le loro storie. Non come modelli da imitare, ma come esempi da cui lasciarsi ispirare. Tre voci diverse. Un’unica direzione.

Giulio Piccin – La visione del tempo lungo
Non è un imprenditore, ma ha avuto da chi lo è la fiducia piena per guidare una trasformazione profonda. Giulio Piccin è Product & CSR Manager in AKU Italia, e quando racconta il loro percorso nella sostenibilità usa un’immagine precisa:«All‘inizio ci sembrava un mostro, oggi sappiamo che è una direzione inarrestabile».
Nel 2017 AKU è stata la prima azienda nel settore calzaturiero a pubblicare un’EPD (Environmental Product Declaration). Ma il vero traguardo è stato il metodo: raccogliere dati, analizzarli, migliorare. Una scelta non ideologica, ma strategica, fatta di investimenti graduali e risultati misurabili.
E quando i grandi retailer europei chiedono conto dell’impatto ambientale, AKU è pronta. Non con le slide, ma con le scarpe, i numeri e una filiera coinvolta passo dopo passo.

Alberto Olivetto – La forza dell’etica concreta
A sentirlo parlare, capisci subito che Alberto Olivetto non sta “facendo sostenibilità”. La vive. La respira in ogni decisione presa con il suo team in Energiapura. La racconta con parole che toccano l’etica e la tecnica, l’innovazione e la memoria. «Non basta fare un prodotto sostenibile, bisogna farlo in modo sostenibile, in ogni fase: produzione, utilizzo, manutenzione, smaltimento», dice.
Energiapura ha progettato capi in monopolimero, pensati per essere più facilmente riciclati, e sta sviluppando macchine per il riciclo meccanico a dimensione di PMI. Ma la vera innovazione è culturale: costruire un’impresa dove ogni gesto — anche il lavaggio domestico — diventa un atto di responsabilità. «Compro meno, ma meglio», è la sintesi. Una filosofia, ma anche una strategia che guarda avanti.

Giovanni Turconi – La concretezza che non fa rumore
Environmental Manager di Accoppiatura di Asolo, Giovanni Turconi è l’anima pragmatica di questa triade. Parla con la competenza di chi ha vissuto i cambiamenti normativi, ma anche con la semplicità di chi sa cosa significhi lavorare in un’impresa del territorio. «La sostenibilità? In molte aziende c’è già. Solo che non lo sanno. Bisogna imparare a riconoscerla, organizzarla, comunicarla», afferma.
Accoppiatura di Asolo ha saputo trasformare un patrimonio implicito in un vantaggio competitivo, rafforzando la raccolta dati, esternalizzando con intelligenza la gestione dei rifiuti, e formando le risorse interne per essere autonome. «Oggi non possiamo dire di aver guadagnato di più. Ma possiamo dire che, senza questo percorso, avremmo perso molto di più». E non è poco.

Una direzione comune
Tre voci. Tre modi diversi di affrontare la sostenibilità. Ma un messaggio comune che, in una sala di imprenditrici e imprenditori del distretto Sportsystem, è risuonato forte: “si può fare”.
Non serve partire da tutto, basta partire da qualcosa. E soprattutto, non da soli: in filiera, nel territorio, con il supporto di chi sta già camminando. Perché in fondo, come insegna il nome del progetto, Impact Move non è solo un titolo. È un invito: trova il tuo passo. E comincia a muoverti.

#ToBeContinued

Andrea Bettini