Questa è una di quelle storie che ha un qualcosa di speciale. È così straordinaria che sarebbe un errore parlarne con toni eccessivi. Sì perché più che di una celebrazione si tratta di una testimonianza di come le cose dovrebbero sempre essere fatte. È una storia semplice, ma è proprio in questa semplicità che emergono le caratteristiche dei loro protagonisti: entusiasmo, competenza, passione, determinazione, ma pure umiltà. È una storia che non ammette stereotipi. È una storia intrisa di umanità. Ma non è tutto. È una storia che certifica i risultati che si possono raggiungere in cinque anni d’impresa ed è una storia già proiettata al futuro, perché si sta già lavorando al prossimo quinquennio con la consapevolezza che ci sono tanti nuovi entusiasmanti capitoli da scrivere tutti insieme. Questa è la storia di Kineton.
Napoli, fine febbraio 2017. Una stanza d’albergo adibito a spazio coworking ospita dieci professionisti nel campo dell’automazione e sviluppo software. Tra loro Giovanni Fiengo, colui che sarebbe diventato il CEO di questa start-up. Una proclamazione sul campo. Il gruppo si conosce da anni. Hanno già lavorato insieme e quando Giovanni dà il là per l’inizio di una nuova storia lo seguono. Fanno così un’altra trentina di professionisti per lo più ingegneri. Quella stanza d’albergo ben presto diventa stretta per il primo gruppo operativo Kineton. È una partenza da vertigini. L’entusiasmo è totale, ma è pure totale la consapevolezza di cosa possono offrire al mercato: soluzioni innovative dall’alto tasso tecnologico per settori che vanno dai media, all’automotive, al telco fino allo spazio e difesa.
Trascinati dal prof. Fiengo – ricercatore all’Università del Sannio, cattedra in controlli digitali che rappresenta il ponte di accesso per “relazionarsi con giovani studenti e continuare a crescere” come dice lui – i risultati non tardano ad arrivare. Un primo importante cliente come SKY al quale ne seguiranno molti altri. Tutto questo ha poco a che fare con la fortuna. È piuttosto la capacità di mettere insieme talenti e soprattutto farli sentire nel posto ideale per potersi esprimere. Talenti dell’ingegneria che non solo riescono a dare il meglio di se stessi, ma che sono pure capaci di far crescere nuovi ingegneri dal momento che nel frattempo la start-up cresce in maniera esponenziale. Metodologia, approccio e passione, che fanno assomigliare Kineton a quanto di virtuoso accade nelle cantera di blasonati team calcistici.
La crescita di Kineton è straordinaria. In cinque anni i numeri moltiplicano in maniera esponenziale. Al quartier generale di Napoli, che nel frattempo si è spostato in un’area più strutturata a pochi minuti dalla stazione Centrale, si sono aggiunte le sedi di Torino, Milano e la recente Reggio Emilia. Le persone sono passate da quelle prima quarantina del 2017 alle attuali 400. Un fatturato passato da 3.650K del primo anno al 23.000K del 2021 con soprattutto un EBIDTA del 21%. Ma questa crescita porta con sé un altro elemento fondamentale, che forse non è quantificabile, ma che diventa il vero volano di Kineton: il senso di fare impresa. “Per noi impresa significa creare, costruire qualcosa che rimanga, avere un piano di crescita, un piano industriale” mi dice lo stesso Giovanni Fiengo, aggiungendo immediatamente dopo: “Io non voglio lasciare ai miei figli soldi dati da una vendita per ciò che abbiamo creato, ma un’idea, un esempio da seguire… questa per noi è Kineton, questa è la nostra idea di impresa… un’impresa a 360° alimentata da tutte le persone che la compongono… un’impresa che abbia il suo focus sul benessere delle sue persone… perché solo se una persona si sveglia al mattino con il piacere di venire qui può dare il massimo di sé… un’impresa responsabile delle sue persone e dell’ambiente dove opera… un’impresa che restituisca del valore al suo territorio ed è anche per questo che stiamo costruendo quella che tra due anni sarà la nuova sede partenopea di Kineton a San Giovanni, uno dei territori della periferia del Comune di Napoli di cui vogliamo prenderci cura, così come ci prendiamo cura delle nostre persone”.
Sono in queste parole l’essenza della storia di Kineton. Una storia che come dicevo all’inizio è già proiettata alla costruzione del suo futuro. Nel prossimo quinquennio ci sono mete ambiziose. Obiettivi di fatturato importanti per una società che si occupa dell’ingegneria del software, come il traguardo dei 100 milioni. Una crescita soprattutto pensata per diventare ancora più solidi finanziariamente, mantenendo intatto però quello spirito di audacia che ha contraddistinto quei quaranta ragazzi che stavano in quella camera d’albergo nel 2017 e continua a permettere di esprimere il talento e la passione di tutti i suoi collaboratori. Una società che vuole mantenere la sua identità e il suo dinamismo da start-up, ma strutturarsi per le sue nuove grandi sfide. Un’organizzazione che continuerà a crescere internamente e per via esterne stringendo relazioni, partenariati e joint-venture anche sul territorio europeo ed internazionale. La giovane neo-promossa è stata invitata a giocare la sua Champions League e sicuramente vuole lasciare un segno tangibile pure qui.
Ci sono tutti i presupposti per scrivere un altro bellissimo capitolo, ma soprattutto realizzare cose che hanno un valore: per come sono state pensate, per come sono state realizzate. Competenza e passione sono un binomio vincente. Se ne accorta anche Euronext, la principale infrastruttura di mercato panaeuropea, che gestisce le principali Borse europee oltre a quella italiana, che ha selezionato lo scorso settembre Kineton per partecipare a TechShare 2022 il programma di pre-IPO, che accompagna le imprese più promettente in un percorso europeo per un’eventuale quotazione in Borsa. Devono essere orgogliosi tutte le persone di Kineton che attraverso il loro lavoro hanno permesso tutto ciò.
Già le persone, il vero asset strategico di questa impresa, ed è straordinario che questo nuovo umanesimo d’impresa arrivi proprio da una società ingegneristica. Ma forse il vero segreto è proprio lì. In un approccio lucido e razionale che trova il perfetto equilibrio con la passione e l’entusiasmo dei suoi protagonisti, che prima ancora di essere ingegneri competenti sono persone autentiche e questo lo si può scoprire incontrandole, parlando con loro, guardandole negli occhi e ascoltandone le emozioni. Io l’ho fatto e invito a farlo anche a voi, se volete scoprire l’anima di qualcosa che è molto di più di una semplice start-up.
#ToBeContinued
Andrea Bettini