Quando si parla di narrazione d’impresa ci si rifà sistematicamente al viaggio dell’eroe di Joseph Campbell; alla rielaborazione che ne ha fatto lo sceneggiatore statunitense Christopher Vogler; alla struttura narrativa del mito, i 7 personaggi archetipi e le 12 tappe in cui questo viaggio è strutturato e che porteranno il nostro protagonista ad affrontare importanti sfide all’interno di un viaggio evolutivo e di consapevolezza del sé.
Ma al di là di questo percorso, che ogni buon sceneggiatore ha ben presente in fase di struttura del proprio racconto, quello che non stupisce più, ma è diventata un’associazione automatica, è come ci sia un parallelismo perfetto tra le imprese sportive e quelle imprenditoriali.
Innanzitutto c’è il senso della sfida. La componente agonistica presente nelle discipline sportive è equiparabile al confronto sistematico che un’impresa deve quotidianamente sostenere con i propri concorrenti. Correlato a questo poi ci sono i risultati. Classifiche, obiettivi, campionati. Ma c’è dell’altro. Il senso più profondo di fare un’impresa, a prescindere che sia sportiva o economica, è quello di lasciare un segno tangibile della propria esistenza. Il lasciare un segno è anche l’ambizione di superare i propri limiti. Un nuovo record stabilito. Un prodotto/servizio innovativo che trova riscontro nel mercato.
Fare impresa significa anche avere degli obiettivi ben chiari e una solida strategia da adottare. Obiettivi e strategie che nello sport sono una costante. C’è un tema di talento, ma pure di disciplina. Ci sono degli imprevisti da superare e dei problemi da affrontare. C’è anche il colpo di genio, quel gesto sportivo che incanta le folli e quella creatività di pensare out of the box. Naturalmente è presente il tema della leadership in entrambi i filoni e ci sono pure le dinamiche collegate alla gestione dei gruppi. Nello sport ci sono ruoli, le imprese sono l’espressione di ruoli. Nelle imprese sportive si vivono emozioni. Nelle imprese imprenditoriali pure. Da una parte ci sono i fan e dall’altra anche, visto che si cerca sempre più di far diventare il cliente un primo sostenitore del proprio brand.
Se dovessimo dirla tutta ci sono pure due quotidiani che utilizzano un colore simile per parlare distintamente dei due temi. Non manca quasi nulla. Il quasi, fa riferimento al tipo di attenzione che si ha nei confronti delle due narrazioni. Lo sportivo è acclamato, l’imprenditore non sempre. Eppure entrambi sono eroi del nostro tempo. Quando si arriverà a dare il medesimo sostegno ad entrambi i soggetti, inizierà una nuova era. Quella dove saranno applauditi i vincitori e onorati i vinti. È solo una questione di tempo. È solo una questione di diffusione di una nuova cultura d’impresa.
E che la forza sia con voi.