Destinazione Corporate Storytelling

Destinazione Corporate Storytelling

Chissà cosa provavano i grandi esploratori di un tempo. Non tanto i conquistatori, ma i ricercatori, quelli che sfidavano l’ignoto alla scoperta del “nuovo”, sostenuti solo da tanta passione, poche certezze, stereotipi da sfatare e dubbi ricorrenti.

 
Questa è un po’ la sensazione che si ha quando si portano all’interno delle aziende delle nuove metodologie, nuovi modi per affrontare il futuro di chi fa impresa oggi, nel tentativo di apportare la propria esperienza e professionalità in ambiti specifici. Tra questi approcci rientra a pieno titolo anche il Corporate Storytelling, da molti apparentemente conosciuto, da pochi effettivamente compreso. In questi casi chi si trova a dover spiegare in cosa consiste questa tecnica ha di fronte vari ostacoli da superare. È così che a fronte di richieste specifiche (“voglio raccontare la mia impresa”) occorre prima analizzare se all’interno dello zaino della nostra “spedizione” abbiamo con noi tutta la strumentazione necessaria.
 
Proviamo a rovesciare sul tavolo quello di cui abbiamo bisogno:

1.     Il manuale

È la conoscenza sul tema. Deve essere continua e aggiornata. Preparazione teorica e competenze pratiche. Esperienza e visione. Pragmatismo e creatività. Metodo e progettualità. Oltre a tutto ciò deve esserci una contestualizzazione della conoscenza, interpretare “il saggio dice che” alle dinamiche di un’organizzazione aziendale.

2.     Il faro

Occorre vedere anche dove la luce non c’è. Accendere la curiosità all’interno di un’impresa a tutti i livelli. Dalla proprietà al management, dal personale interno agli stakeholders esterni. Trasmettere ciò che si sa sul tema e far capire perché l’adozione di una metodologia come il Corporate Storytelling possa aiutare un’impresa.

3.     La lente d’ingrandimento

Occorre non dare mai nulla per scontato. Nei piccoli dettagli ci possono essere risposte che cerchiamo, dubbi non espressi. Il “facciamo questo” va dettagliato, esplicitato, definito, reso comprensibile a tutti. La lente d’ingrandimento serve anche per rispondere ai perché si fanno le cose.

4.     La fune

Ogni attività che abbia anche solo una minima componente di cambiamento non deve essere disgregante, ma semmai il contrario. La fune serve per tenere ben stretto il gruppo di lavoro che si forma all’interno di un’impresa. Farli sentire parte attiva di un progetto. Oltre a tenere uniti, la fune deve essere tirata da tutti nella medesima direzione. Un obiettivo comune.

5.     La mappa

Elemento fondamentale per non perdersi. Permette di sapere da dove si è partiti, dove si è, ma soprattutto dove si vuole andare. Essendo il Corporate Storytelling uno strumento nuovo per molte aziende, questa mappa va aggiornata costantemente, tenendo presente che l’aggiornamento va fatto sulla base del contesto in cui ci si trova.

6.     L’antidoto

Pronti agli imprevisti. Durante un viaggio nella direzione del Corporate Storytelling e così come in tutti i grandi viaggi, possono capitare incidenti di percorso. In questi casi è importante capire di cosa si tratta e avere una pronta soluzione al problema, sapendo che esiste un antidoto a tutto, ma che allo stesso tempo il Corporate Storytelling non è la panacea a tutti i mali.

7.     L’onestà

È il primo strumento necessario da portare con sé. La sua presenza permette di fare un passo indietro quando un’impresa non è ancora pronta per affrontare un viaggio nel Corporate Storytelling. I tempi non son maturi. Le persone non sono ancora pronte. Manca la consapevolezza oppure la volontà. Massimo rispetto. Certe volte è meglio lasciarsi subito per ritrovarsi un po’ dopo per affrontare nuovi straordinari viaggi.