Di cosa sono fatte le storie?

Esattamente una settimana ero davanti ad un’attenta platea di architetti della provincia di Treviso per un mio intervento dedicato al Personal Storytelling all’interno di un loro corso di formazione.
Quando mi trovo davanti ad un pubblico di liberi professionisti come in questo caso, abituati per lo più a corsi tecnici legati alle loro specifiche competenze, faccio sempre un passo indietro per cercare di far capire di cosa mi occupo e del perché la narrazione potrebbe essere utile anche all’interno della loro professione. È così che una serie di situazioni che mi erano accadute nei giorni precedenti mi sono servite per spiegare che le storie sono fatte della stessa sostanza dei sogni, ma non solo.
Di seguito vi riporto quella che è stata l’introduzione alla mia presentazione.
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Partiamo con il primo episodio.
Pochi giorni fa, per la precisione mercoledì scorso, è accaduto che a pochi km da dove ci troviamo oggi, ero al  Caffelarte, uno spazio molto piacevole e confortevole dove si può fare colazione, mangiare un boccone, trascorrere del tempo alla sera durante qualche serata a tema. Io e miei soci eravamo lì per pranzo. Ci capita spesso di andarci. Ci troviamo bene. Del buon cibo, un positivo e rilassante clima. Quel mercoledì però non eravamo soli, a tavola con noi c’era un amico di uno dei miei soci, lui fa il commerciale per una società che si occupa della progettazione e distribuzione di sistemi informativi per liberi professionisti. Ed è stato parlando con lui che a un certo punto parlando della sua attività, del lavoro, della vendita è uscito questo termine: “sai il complimento più bello che ho ricevuto è stato quando mi hanno detto, sai io ho scelto certamente il tuo prodotto, ma io ho comprato TE… ho comprato la tua PERSONA!!!”. Cosa vuol dire questo? Tutto questo non ha nulla a che vendere l’anima al diavolo. Tutto ciò, ed ognuno di voi in sala lo sa molto bene, noi facciamo qualcosa, ma siamo pure qualcos’altro. È dall’unione del nostro fare con il nostro essere che si esprimono le totali potenzialità della nostra persona e della nostra professionalità.
Il secondo episodio è ancora più recente. Venerdì scorso, proprio prima di andare al lavoro, sono passato a salutare un amico. Questa persona l’avevo conosciuta qualche anno fa in un’ambiente di lavoro comune e ora l’ho ritrovata (più serena) all’interno di un’altra organizzazione aziendale. È stato nel motivarmi questo cambiamento che mi ha fatto scattare un altro importante elemento che oggi voglio condividere con voi. Questa persona mi dice: “Sai avvertivo la necessità di lavorare in un ambiente di lavoro dove ci fossero dei VALORI CONDIVISI. Dove lavoravo prima mi piaceva quello che facevo, ma non mi ritrovavo sotto questi aspetti. Oggi qui non solo questi valori, questi principi, appartengono a tutti noi, ma riusciamo a trasferirli verso i nostri clienti e diventano il nostro valore aggiunto”. Dopo una pausa questo mia amico continua e dice: “Sai poco tempo fa abbiamo partecipato a una gara con la nostra agenzia e l’abbiamo vinta, nonostante il nostro prezzo fosse stato superiore a quello dei nostri competitor. Ed è stato proprio il cliente che ci ha scelto a dirci che aveva scelto noi, non solo sulla base della proposta che ritenevano migliore rispetto alle altre nonostante il prezzo, ma perché si sono ritrovati in noi, nei nostri valori, valori che accomunano pure loro”. Capite bene che se un individuo, un libero professionista, uno studio associato, una realtà aziendale riesce a fare ciò, quindi spostare le motivazioni di scelta dal prezzo ai valori, le cose cambiano radicalmente.
 
Infine il terzo episodio è questione di qualche ora fa. Io mi alzavo per andare a lavorare e mio figlio se ne stava andando a letto. Mio figlio ha 12 anni e non arrivava da una notte in discoteca, ma dall’essersi svegliato in piena notte per guardare gara 7 delle finali NBA. Proprio in queste finali è successo qualcosa di magico. Questo signore (LeBron James, ndr) che ora vedete a terra a piangere, ha portato per la prima volta la sua squadra a vincere il titolo, cosa impensabile considerando anche il valore della squadra avversaria che sembrava (almeno in regular season) imbattibile. Vedete le storie sono fatte anche di EMOZIONI.

LeBron James in lacrime dopo la vittoria di gara7. Immagine tratta dallo splendido blog dedicato al basket "La Giornata  Tipo"

LeBron James in lacrime dopo la vittoria di gara7. Immagine tratta dallo splendido blog dedicato al basket “La Giornata Tipo”


 
Ma perché vi ho fatto questi tre esempi e cosa centrano con il tema della narrazione? Decisamente tutto. Io vi ho parlato di persone, di valori e di emozioni. Bene questi sono tre elementi fondamentali dello storytelling. Le storie sono fatte da questi elementi.
 
Se ci pensate è un po’ quello che è sempre successo anche a voi. Non lo chiamavate storytelling ma passa parola. Quanti dei vostri clienti sono arrivati a voi tramite questa modalità “Vai dall’architetto Nicola, perché è un’ottima professionista, è una PERSONA in gamba, è una persona di cui ti puoi FIDARE
 
Lo storytelling non è altro che quel processo che serve per amplificare questo virtuoso passa parola. Lo storytelling serve per condividere ciò che fate, ma soprattutto ciò che siete. Quanti delle vostre straordinarie realizzazione sapete di averle realizzate voi e il vostro committente? Quante persone non hanno ancora avuto modo di conoscervi e di apprezzarvi come professionisti e come persone?
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Detto tutto ciò ho iniziato la mia presentazione sul Personal Storytelling, ma questa è un’altra storia.