Di fronte al cambiamento c’è solo una cosa da fare: cambiare. Il temporeggiare non aiuta. L’innalzare barriere non è contemplato. Questi atteggiamenti mal funzionano nelle relazioni personali, figuriamoci se stiamo parlando di un’impresa. L’attuale scenario professionale è costellato di situazioni dove quotidianamente si è sollecitati a modificare paradigmi aziendali non più consoni a ciò che ci circonda. Ancora una volta il Corporate Storytelling può essere da supporto a processi di rinnovamento. Come? Le modalità possono essere differenti. Il percorso intrapreso da Anna può essere una di queste.
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Entroterra milanese. All’incrocio di Via Vespucci c’è “l’agenzia immobiliare” di Anna o per meglio dire la nuova agenzia di Anna. Lei ha 45 anni. L’agenzia pure. L’aveva aperta il padre in una giornata di maggio del ’69. Per Anna è la sua seconda casa. Ci veniva da bambina a salutare il babbo. Ci viene regolarmente da vent’anni da quando è lei a gestirla. Diciamo che di case ne sa qualcosa. Come ne sa dei cambiamenti che ha subito questo settore. L’euforia dei tempi d’oro è solo un lontano ricordo e di soli ricordi non si può vivere.
Un anno e mezzo fa si trova a cena con degli amici. Nemmeno voleva andarci a dire il vero. Era stata una di quelle giornate in cui il telefono ben poco aveva squillato e nemmeno il cicalino della porta d’ingresso era stato messo sotto pressione. Eppure era uscita lo stesso e le aveva fatto pure bene. Dall’altra parte del tavolo si era ritrovata a conversare con Mario, un suo ex compagno di scuola che ora si occupava proprio di Corporate Storytelling. Era incuriosita di questa sua attività. Faceva domande, ma soprattutto ascoltava le risposte. Ad un certo punto Mario le stava parlando di un progetto che stava seguendo per un’agenzia di viaggi. Il settore era diverso, ma le problematiche erano le medesime. Entusiasta di quanto stava sentendo, espose le difficoltà legate al suo lavoro. La serata terminò con un brindisi. I due si ritrovarono a distanza di una settimana. Questa volta in agenzia. Mario le presentò un progetto di rinnovamento della sua attività. Alla base di tutto c’era una strategia che individuava nello storytelling il volano per questo cambiamento. Un cambiamento di copione. Un cambiamento per scrivere un nuovo capitolo di quella attività nata a fine anni settanta.
Da un anno la storia di quell’agenzia è cambiata. Come è cambiata pure quella di Anna, d’altronde non potrebbe essere stato differente. Le modifiche sono state così radicali, quanto naturali allo stesso tempo. Anna, insieme all’amico Mario, ha dato un nuovo motivo per entrare in quel negozio dove le vetrate si affacciano su due strade differenti che s’incrociano. Ora in quel negozio non si vendono o affittano solo case. In quel negozio si possono trovare tutti quegli stimoli che possono facilitare una scelta come quella di un immobile. Eccone alcuni:
– una casa non può mai essere spoglia è per questo che all’interno del negozio ora ci sono degli spazi dedicati ai complementi d’arredo, ai mobili, agli oggetti, ai tendaggi, ma non solo, questi oggetti vengono presentati settimanalmente attraverso mostre, eventi e presentazioni;
– una casa non è solo un’immobile è un quartiere, un’area geografica, una serie di servizi presenti, una serie di opportunità legate all’abitare in quella specifica zona ed è così che si organizzano una serie d’incontri dove i protagonisti sono coloro che già abitano in quegli spazi, magari clienti stessi dell’agenzia di Anna che possono raccontare la loro esperienza di vissuto (la vicinanza a scuole, la possibilità di avere impianti sportivi vicini, i servizi pubblici, …);
– una casa è anche far parte di una comunità, è così che settimanalmente si organizzano appuntamenti culturali, aperitivi, tornei di carte e scacchi.
Quando Mario aveva presentato il progetto ad Anna, nell’angolo in alto a sinistra della cartellina che conteneva i documenti a matita c’era scritto “mettere in connessione le persone”. Anna quell’appunto l’aveva scorto e subito gli era venuto in mente quello che le diceva il padre quando aveva aperto l’agenzia “sai che passo più tempo al bar che in agenzia ultimamente… è lì in mezzo alla gente, parlando con loro, capendone i problemi, che si concludono i contratti migliori… è come se entrassi in empatia con loro”.
Intanto Anna festeggia il primo anniversario di questo nuovo capitolo della storia della sua attività commerciale. Lo fa con il sorriso sulle labbra. Quello che ha fatto è un passo in avanti. Un passo verso il cambiamento. In questo cammino c’è pure Mario. Nel frattempo è diventato anche il suo compagno. Ma questa è un’altra storia.