
C’è chi il futuro lo subisce e chi, invece, prova a immaginarlo. Cristina Pozzi appartiene a questa seconda categoria. Non perché abbia la pretesa di prevederlo, ma perché crede che interrogarsi oggi su ciò che verrà sia il modo migliore per abitare il presente con consapevolezza.
Il suo percorso parte da una curiosità che non l’ha mai abbandonata. Una passione per la lettura, la scrittura, la tecnologia. «Sono un po’ nerd», dice sorridendo e da quello sguardo, attento e mai sazio, nasce la trama di una carriera capace di intrecciare impresa, educazione e divulgazione.
Dopo gli anni nella consulenza, Cristina compie la prima scelta controcorrente: lascia un lavoro sicuro per seguire un ex collega nella nascita di Wish Days, azienda specializzata nei cofanetti regalo esperienziali. Non era la strada più comoda, ma era quella che le permetteva di imparare e di divertirsi. In poco tempo scopre che preferisce realizzare progetti concreti piuttosto che produrre “slide bellissime”: è il passaggio da un pensiero astratto alla concretezza delle cose che si vedono, che cambiano le persone e che hanno impatto reale.
Dopo la vendita dell’azienda, nel 2016, Cristina si trova in una condizione rara: poter scegliere liberamente. E sceglie di dare forma a ciò che più le stava a cuore. Nasce così Impactscool, iniziativa no profit che porta nelle scuole e nelle università le grandi trasformazioni tecnologiche e sociali del nostro tempo. L’idea è semplice e rivoluzionaria: ribaltare la piramide, offrendo prima ai giovani – e non solo a manager e professionisti – gli strumenti per comprendere e guidare i cambiamenti.
Non è stato facile. All’inizio convincere le scuole ad aprire le porte a una realtà nuova guidata da chi non aveva mai lavorato nell’istruzione era quasi impossibile. «La chiave è stata la fiducia» racconta. Fiducia costruita passo dopo passo: partendo dalle università, attivando contatti personali, fino all’incontro con la allora Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca della Repubblica Italiana, Valeria Fedeli che diede spazio a un loro format sul digitale nelle scuole italiane.
Poi l’approdo in Treccani, portò alla nascita di Edulia, la società di education technology del gruppo, dove Cristina ha potuto unire autorevolezza e innovazione. Dopo quattro anni intensi, anche questa esperienza si è conclusa recentemente con un’exit, segno che il percorso avviato aveva trovato una sua maturità e un riconoscimento concreto nel mercato.
In parallelo arrivano i riconoscimenti internazionali – Young Global Leader del World Economic Forum ed European Young Leader – e le pubblicazioni che la consacrano come voce autorevole sui futuri possibili: Benvenuti nel 2050, After. Il mondo che ci attende, fino al podcast Casual Future.
In tutto questo percorso, Cristina ha maturato una convinzione profonda: fare impresa significa sempre generare impatto – economico, sociale, umano – ma la vera sfida è quando quell’impatto diventa l’obiettivo stesso dell’attività. Non solo un effetto collaterale, dunque, ma la ragione per cui si sceglie di costruire e innovare. È questa la coordinata che ha guidato le sue scelte e che continua a orientare il suo sguardo sul futuro.
Eppure, anche i percorsi più brillanti hanno bisogno di pause. Dopo anni da amministratrice delegata, Cristina ha deciso di fermarsi. Una decisione non semplice per chi ha sempre corso, ma necessaria. «È la prima pausa della mia vita» confessa. Una scelta dettata dal desiderio di tornare “sul campo”, accanto a studenti e insegnanti, e di approfondire con lucidità le domande che l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie pongono al mondo dell’educazione e alla società.
Una sosta scomoda, certo, ma proprio per questo fertile: è nei momenti di sospensione che si aprono nuove possibilità.
Le sue passioni restano il filo conduttore. I libri di fantascienza – soprattutto quelli di Philip K. Dick – sono la lente attraverso cui allena lo sguardo a immaginare scenari alternativi, a mettere in discussione ciò che appare scontato. Perché immaginare il futuro non è un esercizio astratto: è un modo per leggere meglio il presente e decidere cosa lasciare andare e cosa, invece, vale la pena costruire.
Cristina Pozzi ha imparato che ci si può divertire lavorando e che scegliere le persone giuste con cui condividere un progetto è il segreto per fare impresa e, soprattutto, per avere impatto. Oggi ha deciso di concedersi il lusso raro della pausa, sapendo che anche questo tempo è parte del cammino. Perché fermarsi, a volte, è il primo passo per ripartire con più forza.
#ToBeContinued
Andrea Bettini