Cristina Scocchia – Non conta riuscirci, ma il coraggio di provarci

Cristina Scocchia, Amministratore Delegato illycaffè
Cristina Scocchia, Amministratore Delegato illycaffè

 

Non si nasce in cima alla montagna. C’è chi ci arriva in elicottero, chi ci viene portato sulle spalle. E poi c’è chi, passo dopo passo, si mette a correre. Corre per riscattare un’origine che non prometteva grandi opportunità. Corre per trasformare la fame in rabbia e la rabbia, in determinazione. Corre perché ha imparato che nella vita non conta riuscirci, conta avere il coraggio di provarci.

Cristina Scocchia è una di quelle persone che non ha mai smesso di correre. Cresciuta a Coldirodi, 2.000 anime sulle colline liguri, in una famiglia normale, senza agi, ma con valori forti e radicati, ha scelto presto la strada della fatica. L’università l’ha finita studiando di notte e lavorando tutto il giorno. La prima vacanza l’ha fatta con il suo primo stipendio. Quando a 17 anni si affacciava al mondo, non aveva vantaggi. Aveva solo una voce dentro che le diceva di non mollare.

Quella voce è diventata un faro. Le ha fatto attraversare aziende, settori, ruoli. Da Procter & Gamble – che ancora oggi chiama con affetto “Mamma Procter” – passando per L’Oréal e KIKO, fino ad approdare alla guida di illycaffè. Ogni volta una sfida nuova, ogni volta un cambio di passo, mai un compromesso.

Ma il momento più duro non è arrivato all’inizio del percorso, bensì nel mezzo. Durante la pandemia, quando era alla guida di KIKO. Aveva appena concluso una riorganizzazione complessa, chiuso oltre 140 negozi, ridisegnato l’intera macchina operativa. Poi, d’improvviso, il Covid. Nel giro di pochi giorni: mille negozi serrati, oltre settemila persone coinvolte, e la sede in una delle zone più colpite d’Italia.

E lì, nel mezzo della tempesta, ha dovuto scegliere. Non c’erano manuali da seguire. Solo la propria coscienza.
“Non sapevo come avremmo attraversato quella crisi. Ma promisi che non avremmo lasciato indietro nessuno. E così è stato.” Nessun licenziamento. Neppure nei Paesi dove non esisteva alcuna forma di ammortizzatore sociale. E, soprattutto, la chiusura volontaria dell’e-commerce: unica fonte di fatturato, ma localizzata nel bergamasco, dove il rischio per i lavoratori era troppo alto.

“Se dici che le persone vengono prima, deve valere anche quando è difficile. Non solo quando è comodo dirlo.”
Quel momento, tanto faticoso quanto rivelatore, ha confermato una volta per tutte cosa significhi, per Cristina Scocchia, essere leader. Non una che comanda. Ma una che decide. Che guida. Che si assume ogni responsabilità.

Il tratto distintivo del suo percorso, infatti, non è solo l’ambizione. È la responsabilità.
“La leadership non è potere. È servizio. È il peso che scegli di portare per chi ti affida la propria fiducia.”
Cristina non crede nei leader onnipotenti. Crede in chi sa parlare alla testa e al cuore. In chi ha lucidità strategica, empatia umana, intelligenza sociale e una bussola etica che non vacilla. Lei la chiama la leadership dei quattro quozienti: intellettivo, per pensare in grande; emotivo, per capire le persone; politico, per fare squadra a tutti i livelli; e morale, per non tradire mai i propri valori. “Un’azienda si guida con la testa. Ma si ispira con il cuore e si tiene in rotta con la coscienza.”

Oggi, alla guida di illycaffè, ha trovato un’azienda che – come lei – non separa il valore dai valori.
Un brand che fonde bellezza, scienza e sostenibilità, e che affronta un presente complesso senza rinunciare alla propria anima.
“Per me non esiste impresa che possa dirsi grande se genera solo profitto. Il profitto è importante, ma non può essere l’unico fine. Il valore va sempre integrato con i valori.”

È questo il principio guida che l’ha sempre accompagnata: da chiusure di negozi dolorose alla riorganizzazione di KIKO, fino alle scelte strategiche in illycaffè. E in quest’ultima fase, le sue decisioni raccontano una leadership radicata e coraggiosa: rafforzare la presenza in Europa, investire in innovazione, acquisire aziende chiave come Capitani, raddoppiare la capacità produttiva a Trieste, nonostante le incertezze globali. “Un CEO non può essere amministratore di paure. Deve essere amministratore di coraggio.”

Ma se c’è un lato di Cristina che sorprende, è quello più intimo. Il lato della madre. Una maternità arrivata inaspettatamente, con una nascita prematura, molto prima del termine. Eppure, bastò un attimo per cambiare tutto.
“Se volevi una mamma dolce, ti è andata male. Ma se volevi una mamma che lotta, ti sei beccato una cintura nera.”
Da allora, quel sentimento — lo stesso che inizialmente non pensava di provare — è diventato la cosa più preziosa della sua vita. Fare la madre è la sua soddisfazione più grande. E se oggi potesse augurare qualcosa a Riccardo, sarebbe questo:
“Di provare a realizzare i suoi sogni senza mai scendere a compromessi con i suoi principi. Perché non vale mai la pena tradire se stessi.”

Cristina Scocchia non ha mai chiesto privilegi. Non ha mai cercato scorciatoie. Ha camminato ogni metro della sua strada. E oggi, da quel vertice conquistato con disciplina, sacrificio e visione, si sente chiamata a rimandare giù l’ascensore sociale. Perché il talento è equamente distribuito. Le opportunità, purtroppo, no.

Per questo continua a correre. Perché sa che ogni storia, anche la sua, ha ancora molte pagine da scrivere. E perché ci sono parole che restano scolpite, anche dopo che chi te le ha pronunciate non c’è più:
“Non conta riuscirci. Conta avere il coraggio di provarci.”

#ToBeContinued
Andrea Bettini