
Michela Canzi Babini Direttrice della Fondazione The Place Of Wonders e Alain Bullo General Manager del Londra Palace Venezia
C’è una bellezza silenziosa che attraversa le stanze del Londra Palace Venezia, si insinua tra le mani degli artigiani, prende forma in oggetti che raccontano storie, saperi, gesti antichi. È la bellezza del “fare con cura”, quella che la Fondazione The Place of Wonders, diretta da Michela Canzi Babini, ha scelto di custodire, valorizzare e soprattutto tramandare.
Nata nel 2022 come espressione di responsabilità sociale del gruppo The Hospitality Experience – collezione alberghiera della famiglia Babini – la Fondazione ha radici a Firenze, ma ha già messo germogli preziosi anche a Venezia e in Umbria. La sua vocazione è chiara: restituire valore ai territori in cui opera attraverso il rilancio dell’artigianato artistico, non come nostalgico esercizio di stile, ma come opportunità concreta, attuale e generativa.
“Siamo seduti su un tesoro immenso” racconta Michela, con la passione di chi quel tesoro ha imparato a riconoscerlo prima di tutto nelle persone. Nei maestri artigiani, che non smettono mai di imparare, e nei giovani, a cui si offre la possibilità di apprendere un mestiere con umiltà e dedizione. La Fondazione, infatti, promuove borse di studio e percorsi di trasmissione del sapere, creando ponti tra generazioni e mantenendo viva una cultura del fare che rischia altrimenti di disperdersi.
A Venezia questo impegno prende forma nel progetto “Mano a Mano”, giunto quest’anno alla sua seconda edizione. Una vera e propria capsule collection di oggetti unici, frutto della collaborazione con artigiani del territorio, curata da Venezia da Vivere e realizzata in esclusiva per il Londra Palace Venezia. Ogni creazione porta con sé la firma di un sapere autentico: il vassoio Sfojo di Lunardelli Venezia, realizzato a partire da una fetta di bricola segnata dal mare; il Journal di Arzanart, con carta marmorizzata decorata a mano; la forcola-scultura di Saverio Pastor, che racconta la laguna con le sue curve levigate; il basco in lino di Giuliana Longo, impreziosito dal leone in mòeca; e le spille in merletto di Martina Vidal, omaggio ai tre animali simbolo dell’hotel – il leone, il drago e il pavone.
Tutti oggetti disponibili in edizione limitata, a fronte di una donazione, per chi desidera sostenere i progetti della Fondazione e diventare ambasciatore del “saper fare” italiano. E non è un caso che a guidare i laboratori destinati alle giovani borsiste siano proprio due artigiane già coinvolte nella prima edizione: Marisa Convento e Alessia Fuga, custodi appassionate del saper fare veneziano.
Il progetto cresce “Mano a Mano”, senza dimenticare chi ha camminato per primo. Ogni edizione non cancella la precedente, ma la completa, come in una trama tessuta con cura, dove ogni filo è importante. Così come lo sono i tre animali – il leone, il drago e il pavone – che ritornano nei manufatti come simboli di bellezza, forza e rinascita, diventando emblema di un’identità veneziana da riscoprire con occhi nuovi.
Per Alain Bullo, General Manager del Londra Palace Venezia, questa collaborazione non è solo naturale, è coerente con una visione: “Dare dignità al souvenir”. Nell’hotel non ci sono vetrine commerciali, ma tutto ciò che lo arreda, se desiderato, può essere acquistato. È un modo per proporre un’alternativa concreta al turismo mordi e fuggi, alla mercificazione di massa: “Noi vogliamo essere una goccia che resiste, che nobilita l’artigianato”, racconta con fierezza. Una forma di resistenza culturale, fatta di piccoli gesti ma grandi intenzioni.
Ecco allora che questa esperienza non è solo esposizione, ma racconto. Ogni oggetto custodisce una storia, ogni storia evoca un legame. È questo che rende speciale “Mano a Mano”: il fatto che non si limita a mostrare, ma mette in dialogo. Tra generazioni, tra culture, tra chi fa e chi guarda, tra chi arriva e chi accoglie.
E nel cuore di tutto questo, c’è Michela. Che dopo tre anni alla guida della Fondazione confessa di aver imparato molto, ma soprattutto di voler continuare a farlo, ogni giorno. “Vorrei fare come gli artigiani: non smettere mai di imparare”. E forse è proprio questa la più grande bellezza da tramandare.
#ToBeContinued
Andrea Bettini