
C’è una foto che Milena Roveda scatta spesso quando torna a Venezia, città che considera una sua casa dell’anima. È l’alba e nella nebbia di una giornata d’inverno si intravede una luce che filtra appena, disegnando il perimetro di un nuovo giorno. «Mi ricorda che anche quando tutto sembra fermo, qualcosa si muove», dice. È una frase che descrive perfettamente il suo modo di guardare al futuro: come un processo continuo di trasformazione, dove la pazienza è parte della forza e il coraggio non è mai l’assenza di paura, ma la capacità di guidarla.
Nata a Lima e cresciuta in un contesto multiculturale, Milena ha imparato presto a muoversi tra lingue e sistemi diversi: gli studi in Germania, gli anni in Messico e a Londra e poi, il ritorno in Europa. Ogni passaggio è stato una tappa di un percorso di apertura, di contaminazione, di dialogo costante con il mondo. Forse è anche per questo che, oggi, da CEO di Gauss Fusion e Presidente dell’Associazione Europea per la Fusione, riesce a parlare la lingua dell’industria, della scienza e delle persone.
È tra le voci più autorevoli di una delle sfide più ambiziose del nostro tempo: ricreare sulla Terra l’energia del sole, trasformando la fusione da sogno scientifico a progetto industriale europeo. Ma per capire come ci sia arrivata, bisogna tornare indietro — e attraversare con lei più di trent’anni di viaggi, settori ed esperienze differenti.
Dalla chimica all’automotive, dalla moda all’healthcare, fino alla fusione nucleare: il percorso di Milena sembra disegnato da una costante tensione verso ciò che non conosce ancora. «Non ho mai cambiato per strategia, ma per necessità di apprendimento», racconta. Nella chimica ha imparato il metodo e la precisione; nell’automotive la scala e la complessità; nell’healthcare l’importanza dell’impatto sociale. Ogni passaggio è stato un tassello di un linguaggio comune, un modo per costruire ponti tra mondi diversi.
La curiosità è sempre stata la sua bussola. E quando nel 2023 è arrivata alla guida di Gauss Fusion, l’ha portata con sé come strumento di lavoro. Perché in un settore dominato da logiche accademiche, Milena ha deciso di introdurre una prospettiva industriale: creare connessioni tra ricerca e impresa, tra scienza e produzione, tra visione e concretezza.
Gauss Fusion nasce nel 2022 come alleanza tra cinque imprese private di Italia, Germania, Francia e Spagna — eccellenze nei magneti superconduttori, nei materiali avanzati, nella componentistica di precisione. Accanto a loro, centri di ricerca come CERN, ENEA, Max Planck Institute, Karlsruhe Institute of Technology, Eindhoven University of Technology e Technische Universität München.
L’obiettivo è chiaro: realizzare entro il 2040 il primo impianto elettrico a fusione da 1 GW, portando l’Europa verso una nuova sovranità energetica.
Quando Milena è arrivata, il mondo della fusione era popolato da fisici e ingegneri straordinari, ma mancava una regia capace di trasformare la ricerca in un progetto industriale. Lei ha iniziato da ciò che sa fare meglio: creare linguaggio e connettere i puntini — tra discipline, persone e visioni — per trasformare la complessità in direzione. «Quando le persone riescono a capirsi, nasce fiducia», dice. E così ha costruito una piattaforma di dialogo dove la libertà della scienza incontra la disciplina dell’impresa.
Nel suo studio tiene un quaderno con le “domande ingenue” che ha raccolto durante i primi mesi in Gauss Fusion, quando studiava fisica con un tutor di Torino. Domande che i tecnici definivano “banali”, ma che spesso aprivano spiragli nuovi. «Mi interessava capire l’essenza, non la formula. La semplicità è un atto di chiarezza». Un approccio che applica anche alla leadership: semplificare non è ridurre, ma avere il coraggio di scegliere, di togliere il superfluo per vedere meglio la direzione.
«La fusione è sexy» ha detto un giorno, e da allora quella frase è diventata un titolo, uno slogan, una dichiarazione d’intenti. Non era una provocazione, ma un invito: guardare alla scienza come a qualcosa di affascinante, capace di attrarre e coinvolgere. Per Milena, la fusione non è solo una tecnologia: è una scelta culturale e politica, la prova che l’intelligenza umana può essere usata per costruire, non per distruggere. È un progetto di bellezza, intelligenza e visione, che parla di indipendenza energetica, di competitività e di fiducia nel futuro.
Per lei, la fusione rappresenta molto più di una rivoluzione energetica: è un nuovo rinascimento industriale europeo, un’occasione per restituire al continente la fiducia nella propria capacità di innovare e guidare il cambiamento.
Nel suo modo di comunicare c’è sempre un’idea di responsabilità. «Rendere la scienza accessibile non significa semplificarla, ma aprirla», afferma. Ed è forse in questo gesto — nel voler costruire ponti di comprensione — che si ritrova la radice più profonda del suo lavoro.
In un settore ancora prevalentemente maschile, Milena ha imparato che la leadership non è mai una questione di genere, ma di responsabilità. Guidare significa creare le condizioni perché le persone possano dare il meglio di sé. Nelle sue parole, la diversità non è un valore astratto, ma un vantaggio operativo. I team di Gauss Fusion riuniscono fisici, ingegneri, economisti, manager di culture diverse: un laboratorio vivente di prospettive. «L’inclusione è un metodo di lavoro, non uno slogan», dice e aggiunge: «Ogni progresso nasce dall’incontro tra differenze».
Chi la conosce sa che Milena non indietreggia di un passo. Crede nella lealtà, nella chiarezza delle decisioni, nella costanza. E quando parla di coraggio, lo fa con la sobrietà di chi l’ha esercitato ogni giorno. «La paura la vedo, ma alla guida ci sto io».
Il mondo della fusione ragiona su orizzonti di vent’anni. Eppure, in Gauss Fusion, ogni giorno è un passo concreto verso quel futuro. Per Milena, la motivazione non nasce dalla scadenza, ma dal significato. «Sappiamo che lavoriamo per qualcosa che andrà oltre noi stessi. Ed è questo che ci dà la motivazione di sapere che il nostro lavoro costruisce fiducia nel domani».
Quando le chiedi cosa direbbe a un giovane che sogna di entrare in un mondo come il suo, risponde senza esitazione: «Le direi di credere nella scienza come atto di fiducia nel genere umano. La fusione non è un esperimento, è una promessa. La promessa che possiamo usare la nostra intelligenza per generare luce, non per bruciare. Per costruire invece di consumare, per illuminare invece di accecare».
E poi aggiunge, con quella calma che precede sempre una scelta importante: «Forse è tutto qui, nel chiedersi ogni giorno se ciò che si fa ha un senso. Perché è da quella domanda che nasce la luce che guida il cammino».
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Andrea Bettini