Alberto Stecca – La ricarica che parte da una visione del futuro

Alberto Stecca, CEO & Co-Founder Silla Industries

Alberto Stecca, CEO & Co-Founder Silla Industries

Nel cuore della pandemia, mentre il mondo rallentava, Alberto Stecca e Cristiano Griletti acceleravano. Con il pragmatismo di chi conosce bene l’asfalto delle strade imprenditoriali e la visione di chi crede davvero nel cambiamento, hanno dato vita a Silla Industries, oggi una delle realtà più promettenti nel panorama europeo della mobilità elettrica.

La miccia, come spesso accade, si accende da una scintilla personale. Alberto, cresciuto nella concessionaria di famiglia nella provincia di Venezia – la storica Vempa Auto, un tempo punto di riferimento per il marchio Lancia – ha respirato sin da piccolo l’odore dell’olio motore e il gusto della relazione con il cliente. «A undici anni già guidavo nel piazzale della concessionaria e quando non ci arrivavo con i piedi, usavo un cuscino. Smontavo auto da rottamare, collezionavo loghi, vivevo quel mondo con passione assoluta».

È in quel contesto che nasce la sua educazione imprenditoriale: una scuola non fatta solo di conti e strategie, ma di scelte coraggiose. Come quella del padre, che negli anni ‘90 abbandonò Lancia per puntare su un marchio allora semisconosciuto in Italia: Toyota. Una mossa visionaria, fatta per seguire la qualità, l’innovazione e una nuova idea di mobilità.

Alberto raccoglie quell’eredità e la rilancia, decidendo di lasciare l’azienda di famiglia per costruire la propria visione. Dopo la laurea in Marketing a Venezia e in Strategie d’impresa alla Cattolica di Milano, si affaccia sul mondo della mobilità elettrica: prima con l’importazione e il noleggio delle prime Tesla, poi con la fondazione di una startup battezzata CarTender – “il bartender delle auto” – per offrire esperienze di guida elettrica inedite.

Ed è proprio ascoltando i primi clienti che nasce l’idea: la ricarica è il vero anello debole della catena. I caricatori esistenti sono lenti, poco sicuri, incompatibili con il fotovoltaico. «E se lo costruissimo noi, un prodotto fatto come si deve?». Così nasce Prism, la prima wallbox firmata Silla Industries. Un oggetto tecnologico, intelligente, progettato per sfruttare l’energia del sole, gestire i consumi della casa e semplificare la vita di chi guida elettrico.

Ma Prism è molto più di un prodotto: è la traduzione concreta di un’idea di futuro, quella in cui sostenibilità, innovazione e bellezza camminano insieme. Prodotto interamente in Italia, aggiornabile via software grazie alla cover connessa, compatibile con tutti i protocolli di comunicazione, Prism è anche – nella sua prima versione – open source. «Volevamo che fosse riparabile, accessibile, condivisibile. Un oggetto etico, prima ancora che tecnologico».

Il rispetto per il cliente, l’onestà nel progettare ciò che realmente serve, la convinzione che la tecnologia debba essere un mezzo al servizio della comunità e non fine a sé stessa, rappresentano i principi cardine su cui si fonda Silla. «Non ci interessava speculare sull’onda dell’elettrico – dice Alberto – ma creare valore vero, duraturo. Un’impresa che migliora la vita delle persone e aiuta l’ambiente, senza scorciatoie».

A credere in loro, nel maggio 2020, arriva Repower, che commissiona a Silla una linea dedicata di wallbox. È la svolta. Da lì, l’azienda decolla: più di 26.000 dispositivi installati per un fatturato superiore ai 12 milioni di euro e oggi occupa 20 collaboratori nella sua sede di Padova, ha partnership con MG Motor e una presenza commerciale che si estende da Italia, Francia, Algeria.

Nel 2023, il Financial Times li inserisce all’80º posto tra le aziende europee a più alta crescita. Eppure, il cuore del progetto resta artigianale: ricerca, sviluppo, produzione e assistenza sono ancora oggi tutte fatte a Padova. «Non abbiamo nulla da invidiare ai colossi internazionali. Possiamo competere, e lo facciamo ogni giorno, perché siamo più veloci, più vicini al cliente e più determinati».

Determinazione è la parola chiave. Perché fare impresa in Italia, nel campo dell’hardware e della tecnologia, senza fondi esterni né compromessi, non è semplice. Ma Alberto è convinto che serva una nuova generazione di imprenditori capaci di crederci davvero. «Ci hanno detto che in Italia non si può fare. Noi dimostriamo il contrario. Serve costanza, visione, e anche un po’ di follia. Ma si può fare».

Nel frattempo, Silla guarda avanti. Nuovi prodotti sono in arrivo: un caricatore portatile intelligente, una wallbox in corrente continua da 40 kW pensata per le aziende, e il grande sogno della ricarica bidirezionale: trasformare l’auto in un accumulo domestico, una batteria mobile al servizio della casa, dell’ufficio, perfino della rete elettrica.

Nel 2020, Silla è diventata anche partner del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea a Ispra, dove ha installato le sue soluzioni in un laboratorio d’avanguardia dedicato alla transizione energetica. Una conferma ulteriore della capacità di visione e affidabilità del progetto.

Certo, oggi i venti sono più incerti: gli incentivi calano, il mercato rallenta, l’opinione pubblica si divide. Ma come ricorda Alberto, l’alternativa qual è? «Continuare a investire in armi, o costruire una filiera industriale sostenibile in Europa? La mobilità elettrica non è greenwashing: è una possibilità concreta per un’economia più sana, più pulita e più autonoma».
Silla Industries nasce da questa consapevolezza: che l’innovazione deve generare impatto, non solo margine; che l’indipendenza è una forma di responsabilità; e che le imprese migliori sono quelle che non si limitano a vendere un prodotto, ma si prendono cura del mondo in cui vivono.

E mentre lo scenario cambia, Alberto continua a pescare nel futuro, proprio come faceva da bambino nel piazzale della concessionaria. Solo che ora, al posto dei loghi delle auto da rottamare, colleziona idee nuove, soluzioni intelligenti e, un sogno molto chiaro: dimostrare che l’energia che serve per cambiare il mondo non si trova solo nelle batterie, ma anche – e soprattutto – nelle persone.

#ToBeContinued

Andrea Bettini