
Vincenzo Monaco | Direttore Generale Porto Antico di Genova S.p.A.
Genova ha sempre avuto un rapporto profondo e complesso con il suo mare. Un legame fatto di lavoro, visioni e trasformazioni. È lì, in quell’abbraccio tra acqua e città, che oggi si muove l’energia del Porto Antico di Genova. Un luogo che negli anni ha imparato a farsi spazio nell’immaginario dei genovesi e a diventare una delle principali porte d’accesso turistiche alla città. Ma un luogo, come spesso accade, vive anche delle persone che lo attraversano e lo guidano. E tra queste c’è oggi Vincenzo Monaco.
Arrivato da poco più di un anno alla guida della società Porto Antico di Genova S.p.A., Monaco ha subito impresso una direzione chiara: fare accadere le cose. Non per spirito decisionista fine a sé stesso, ma perché ogni progetto, se ben costruito, può generare valore. Per tutti. “Sono uno del fare”, racconta con semplicità. E non è difficile credergli, vista la quantità di interventi già avviati.
Dal restyling del Bigo – simbolo indiscusso di Genova che torna a splendere di bianco dopo trent’anni – alla ridefinizione dell’identità visiva dell’intera area, passando per un nuovo assetto organizzativo interno che permette finalmente alle tante anime del Porto Antico di Genova di parlarsi e muoversi in modo sinergico. Sei aree di business – real estate, parcheggi, centro congressi, fiere ed eventi, Darsena – che ora iniziano a ragionare come un’unica realtà industriale.
Alle spalle, però, non c’è improvvisazione. C’è un’esperienza maturata in contesti sfidanti. Come Direttore Generale di Vela S.p.A. a Venezia, Vincenzo Monaco ha guidato una profonda trasformazione, costruendo una rete di accoglienza turistica articolata e moderna, portando il fatturato da 6 a 26 milioni di euro. Un percorso che si era già consolidato con incarichi nel mondo associativo per le imprese e dei servizi, ma che trova nella gestione di contesti complessi il suo tratto distintivo.
Così, anche a Genova, il suo primo obiettivo è stato mettere ordine. “Un’organizzazione funziona se ognuno sa cosa fa, se non ci sono sovrapposizioni e se si condividono obiettivi e responsabilità”. In poche parole: costruire una macchina che, pur nella sua complessità, sappia muoversi con armonia. E da lì in avanti, investire. In visione, prima ancora che in strutture.
Dietro le quinte, un piano industriale ambizioso: 50 milioni di euro di investimenti al 2027 per rendere l’area sempre più attrattiva, viva, sostenibile. Anche grazie al dialogo con i 70 conduttori – tra cui spiccano realtà internazionali come l’Acquario di Genova – che oggi popolano questi spazi. Un dialogo che mancava da anni e che oggi torna ad alimentare una visione comune.
Ma Porto Antico di Genova non è solo un luogo fisico. È un simbolo di rigenerazione urbana, di riappropriazione collettiva. Un tempo “corpo estraneo” per i genovesi, oggi cuore pedonale della città, punto d’incontro tra residenti e turisti, tra cultura e tempo libero. E proprio in quest’anima duplice – tra pubblico e privato, tra storia e futuro – sta forse la sfida più affascinante.
“Mi accontenterei di 52 weekend di eventi all’anno”, dice sorridendo Monaco, ma lo sguardo è già proiettato più in là. Verso una nuova vocazione per il Porto Antico di Genova: quella di diventare un asset strategico anche nel panorama del turismo nazionale e internazionale, con un’attenzione particolare alla blue economy e alla valorizzazione culturale dell’area.
Euroflora, in partenza dal 24 aprile, sarà una delle tappe più importanti di questo percorso. Un evento triennale che da solo rappresenta quasi un quarto del fatturato annuale dell’intera società. Ma più che un evento, una dichiarazione d’intenti: trasformare il Porto Antico di Genova in un luogo dove bellezza, natura e impresa possano convivere, ispirarsi, rigenerarsi.
A chi gli chiede chi sia Vincenzo Monaco, lui risponde con tre parole: passione, ottimismo, miglioramento. “Cerco sempre di mettere insieme sviluppo, economicità e benessere”, dice. E lo fa senza bisogno di riflettori, con la discrezione di chi crede che a parlare debbano essere prima di tutto i risultati. E i luoghi che tornano a vivere.
Un livornese approdato a Genova quasi per caso – “avevo inviato una candidatura anche a Roma, se Genova non avesse risposto per prima, magari oggi sarei nel traffico della Capitale”, confessa ridendo – ma con alle spalle un’esperienza significativa anche a Venezia, dove, da Direttore Generale di Vela S.p.A., ha guidato una trasformazione profonda della rete di accoglienza turistica, riorganizzando servizi, eventi e comunicazione della città lagunare e contribuendo a moltiplicarne il valore economico e culturale. Forse il destino, ogni tanto, si diverte a scegliere le città di mare per chi, come lui, è abituato a navigare in contesti difficili, con rotta sicura e sguardo lungo.
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