C’è sempre una linea sottile che divide una persona in gamba da un fuoriclasse. La cosa è particolarmente evidente nello sport, ma lo è pure nella vita di tutti i giorni. Di fronte a queste situazioni ci si chiede sempre quanto la differenza stia nelle capacità apprese da un singolo soggetto e quanto invece sia il frutto di caratteristiche intrinseche alla persona stessa.
Questa premessa vale anche per chi si occupa di storytelling. L’altra sera di fronte ad una sala piena di ragazzi interessati a capire le opportunità professionali legate a questa metodologia, ancora una volta è arrivata la sistematica domanda: “Ma quali competenze deve avere una persona per essere un buon storyteller?”.
Innanzitutto occorre chiarire chi è uno storyteller. A mio avviso ci sono tre profili, che in alcuni casi possono essere racchiusi nella medesima persona, ma nella maggior parte non lo è, e sono:
– lo storyteller esecutore. Il professionista che fa dell’utilizzo di un linguaggio il suo elemento distintivo per tramutare in un racconto il suo sapiente uso delle parole, delle immagini fotografiche, del video, della grafica e così via per gli altri strumenti di comunicazione
– lo storyteller progettista. Colui che ha una capacità di project manager di fronte allo sviluppo di un’attività di Corporate Storytelling, perché di questa narrazione stiamo parlando. Sa come applicare una strategia di storytelling e sa pure organizzare il flusso di lavoro, affinché venga data perfetta esecuzione al progetto
– lo storyteller divulgatore. Può essere un docente, un formatore, un accademico, sicuramente una figura che ha una preparazione teorica sulla materia autorevole e di spessore
Soffermandomi sulla prima figura di storyteller, che di solito è quella più immediata da un lato e ambita da un altro, è chiaro che servono delle competenze specifiche che si possono apprendere. Facciamo riferimento alla scrittura, è chiaro che l’aspirante storyteller deve avere una certa dimestichezza con il saper scrivere. Sapere come funziona una struttura narrativa. Quali sono le sue regole, i suoi capisaldi. Che la grammatica non è un optional, come non lo è il ritmo di un racconto. Queste sono competenze che si devono acquisire, dopodiché? Dopodiché c’è quello che fa fare la differenza. Sono caratteristiche personali come la curiosità, la capacità di entrare in empatia con le persone, lo spirito di osservazione, il saper ascoltare, la voglia di continuare a migliorarsi.
C’è una scuola per apprendere queste caratteristiche? Sì, si chiama vita è aperta 24 ore su 24 ed è a disposizione di tutti, basta volerne far parte. Ricordiamoci che la narrazione più efficace è quella che parla di persone a persone. Per questo una volta fatta vostra la tecnica, non rimane che aprire la vostra anima. Forse questa è la cosa più difficile da apprendere.
Tutto ciò è garanzia per diventare talentuosi storyteller? Può essere, sicuramente lo è per migliorarsi come persone.