Dovrebbe essere una operazione propedeutica. Una condizione necessaria.
Prima di divulgare all’esterno il proprio racconto aziendale occorrerebbe condividerlo internamente. È questo il percorso che bisognerebbe seguire. Non è questione di priorità, ma di metodo.
Nella maggior parte delle imprese, l’operatività quotidiana fagocita tutto ciò che non ha a che vedere con scadenze, risultati e obiettivi. Tutto ciò rischia di far dimenticare da dove si è partiti e i traguardi fino a quel momento raggiunti. Non si tratta di ancorarsi ai ricordi, ma di mettere a fuoco la storia per fissare un presente e tracciare un futuro.
Ecco che in questo contesto un’attività di Corporate Storytelling legata alla comunicazione interna e che punti il riflettore sulle persone protagoniste di questo cammino imprenditoriale, è la prima attività da fare. È una sorta di progettazione del futuro dell’impresa che trova nell’unicità della sua storia, nei suoi valori e nella sua cultura i naturali spunti per rinnovarsi.
Solo condividendo ciò che si è, si può pensare poi di diffondere, in maniera coerente, la propria storia all’esterno. È questa la discriminante tra un’attività di comunicazione classica e l’utilizzo della narrazione d’impresa come metodologia per raccontarsi. Qui non si tratta di pensare ad una nuova campagna pubblicitaria, ma semplicemente di presentarsi per quello che effettivamente si è.
Ciò che racconto deve corrispondere a ciò che sono.
Non è facile. Non tutte le aziende sono disposte a farlo. Occorre avere l’umiltà di mettersi in discussione e la fierezza di essere sé stessi. Solo così è possibile iniziare un racconto la cui forza non può che essere travolgente. Magari non piaceremo a tutti, ma tutti coloro che si ritroveranno nella nostra storia non potranno che esserne pienamente compiaciuti. Altro che attività di fidelizzazione del cliente. Altro che attività di team building interno. Qui il vero collante è il sentirsi parte di una storia comune. Una storia che ha nell’impresa e nei suoi collaboratori i suoi iniziali protagonisti. Ma una storia che al tempo stesso, una volta comunicata all’esterno, non può che avere altri interpreti.
Quindi prima che le impronte della strada percorsa di un’azienda siano cancellate da un’incauta memoria è meglio fermarsi e guardarsi dentro. Capire che quei valori fondanti dell’inizio della nostra impresa non sono stati smarriti, ma hanno bisogno solo di essere ripresi in mano, come si fa con la bussola per sapere la direzione da intraprendere. Dopodiché non rimane che invitare all’esterno a proseguire questo viaggio insieme. Perché una grande impresa non si compie mai da soli. Occorrono straordinari compagni di viaggio in grado di dar seguito ad un racconto che non deve aver fine. Questi viaggiatori sono lì fuori ad aspettarci.
Buon viaggio.
Andrea Bettini