Ma quando inizia la narrazione di un'impresa?

Birra artigianale Pascal
Il mio buon professore di Marketing Umberto Collesei diceva che le storie hanno un inizio, ma non una fine, riferendosi all’evoluzione di un’impresa (ma forse non solo). Questa sua affermazione mi affascinava allora e ne trovo la sua concretezza oggi. Entrando a contatto con una pluralità diversa di soggetti aziendali non posso che confermare che la parola “fine” ad una storia aziendale non può essere presa in considerazione. Anche per tale motivo, questo blog dedicato al Corporate Storytelling l’ho voluto intitolare “To Be Continued”.
 
Ma se questo è vero, quand’è però che dovrebbe iniziare la narrazione di un’impresa? Con l’idea stessa di creare un’impresa. Proprio così non ci sarebbe nulla di meglio che iniziare a raccontare questa storia proprio partendo dal capitolo 1. Addirittura forse anche dall’introduzione stessa. Questo perché iniziando fin da subito il racconto di un’impresa, l’azienda  ne può trarre benefici vantaggi nella sua interezza. A tutti i livelli. Nelle diverse funzioni aziendali. Dalle risorse umane, rendendo partecipi (e protagonisti della storia) immediatamente tutti i soggetti partecipanti all’impresa. Al marketing strategico, dal momento che mettendo “nero su bianco” lo sviluppo dell’impresa, si può vedere con maggior chiarezza la visione strategica d’insieme. Dalla comunicazione e qui è piuttosto intuitivo, il valore aggiunto di poter trasferire all’esterno l’effettiva anima che c’è dietro al prodotto/servizio che si vuole proporre. Ed infine sul prodotto, perché narrando fin dall’inizio l’idea, questa storia può trovare la sua naturale continuazione anche nel design, nell’espressione progettuale ed estetica del prodotto medesimo.
 
Per rendervi più chiaro cosa intendo con partire dall’inizio con la narrazione di un’impresa vi riporto l’esempio di quanto di straordinario sta accadendo in un piccolo locale della provincia di Verona.
 
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Hakuna Matata è una  birreria che dista poco più di trenta chilometri dal capoluogo scaligero, nello specifico nel comune di Cerea, sull’asse stradale che congiunge Monselice alla città di Mantova. Questo pub, di gestione familiare, ha nel giovane Matteo Girardi un nuovo buon motivo per essere fieri di ciò che i suoi genitori hanno avviato con tanta passione e buona volontà. Si tratta della nascita di un birra artigianale, pensata ed ideata dallo stesso Matteo.
 
Prima di arrivare alla genesi di questa birra, occorre però capire l’atmosfera che si respira all’interno di questo locale. Già perché oltre ad essere un luogo d’incontro e di aggregazione per ragazzi, Hakuna Matata è un luogo di condivisione, scambio di opinioni e di creazione di un buon flusso creativo. Fucina di idee? Factory? Diciamo che qui si avvertono le cosiddette good vibrations. Tant’è che una sera di qualche mese fa, ad un tavolo di quel locale, proprio Matteo confida la propria idea ad un gruppo di amici : “Ragazzi voi sapete che oltre che essere uno cuoco professionista sono un grande appassionato di malto e luppolo… ho pensato di inventarmi una nuova birra, che abbia un gusto particolare e perché no… rappresenti l’atmosfera che si respira in questo locale”. Ad ascoltare queste parole, seduto a quel tavolo, quella sera c’è anche l’amico David Bertoli alias Frank Cianuro, un’artista poliedrico che ha nelle intuizioni creative il suo punto di forza, il quale all’annuncio di Matteo risponde: “Fantastico! Lasciami interpretare il packaging di questa nuova birra”. Non c’è nemmeno il tempo di aspettare il consenso a questa sua affermazione, che si trovano a ragionare insieme su come dar vita e sostanza a questa idea.
 
La chiameremo Pascal, come il filosofo Blaise Pascal che in un suo aforisma diceva che la filosofia è come la birra, quando la consumi ti cambia la percezione della realtà”, dice Matteo. Individuato il nome, poi il buon Girardi si mette a fare le prime prove per realizzare la ricetta della sua birra Pascal. Nel frattempo David, lavora sul concetto di design che deve avere la bottiglia. Matteo mette su carta anche un piano di sviluppo di questo prodotto. “Partiamo con una piccola produzione artigianale che si potrà degustare da Hakuna Matata, per poi passare ad una distribuzione più diffusa su alcuni altri locali che possano rispecchiare la nostra filosofia di prodotto“.
 
Dopo gli esperimenti casalinghi ed individuata la “giusta” ricetta, Matteo si appoggia ad un micro-birrificio della provincia di Mantova dove la birra Pascal vede la luce definitiva. Intanto David consegna la sua idea di packaging e pure di comunicazione del prodotto. Per rispettare l’artigianalità (ed esclusività) di Pascal, David pensa che la bottiglia dovrà essere avvolta fino a metà da una carta bianca su cui vengono apposti i timbri con il nome della birra e dell’unico locale al momento dove è possibile degustarla. Una packaging handmade, proprio come birra Pascal.
 
Da qualche settimana questa birra, si può degustare nel locale della famiglia Girardi. È già un successo. Locale, ma il cui interesse sembra prossimo a superare confini territoriali e “sensoriali”.
 
La storia di Pascal è solo all’inizio. Un racconto iniziato con la condivisione di un’idea. Ora non rimane che scriverne i prossimi capitoli, oltre che scoprire di persona gli aromi di questa birra artigianale.